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Mangimi, la strada verso una zootecnia più ecosostenibile grazie alle risorse dell’Unione europea

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foto pixabay

L’industria mangimistica si fregia di far parte di un comparto d’eccellenza dell’agroalimentare italiano, quello della zootecnia. Nell’ultimo anno e mezzo, inevitabilmente, il comparto ha dovuto fronteggiare le conseguenze della crisi pandemica, certamente più pesanti nella prima fase dell’emergenza ma di cui ancora oggi ne sconta gli effetti. Con la svolta impressa dall’Unione europea per rilanciare l’economia e l’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la zootecnia – così come tutto il settore agroalimentare – può cogliere l’opportunità per sanare alcune delle vulnerabilità del comparto, acuite dalla pandemia, ma soprattutto ha l’occasione anche per adeguare il proprio modello produttivo alle nuove sfide poste dall’UE, che richiedono una zootecnia più sostenibile, più tecnologica e digitale, e nel complesso più efficiente. La mangimistica continuerà a fare la sua parte per contribuire a questa trasformazione in linea con le richieste di Bruxelles e con le prescrizioni che verranno disposte a livello nazionale.

La convergenza tra la mangimistica e il nuovo corso auspicato per la zootecnia è emersa chiaramente a Padova lo scorso 27 luglio, durante l’incontro organizzato da OICB, l’Organizzazione Interprofessionale della Carne Bovina, di cui Assalzoo è membro fondatore. L’incontro ha messo di fronte i rappresentanti di tutta la filiera ed ha visto la partecipazione quale ospite principale di Elio Catania, consigliere del Ministro Patuanelli. Nell’illustrare il Piano Strategico Nazionale, associato alla nuova Politica agricola comune, Catania ha indicato le prime linee generali su cui poggia il documento, che coincidono con i tratti essenziali dell’industria mangimistica. Da tempo, infatti, i mangimisti lavorano favorendo l’innovazione nei processi produttivi e con un’attenzione sempre maggiore alla sostenibilità ambientale, economica e sociale, per consentire di elevare la competitività complessiva degli allevatori e di tutta la filiera zootecnica. 

Gli sforzi della ricerca nel campo della nutrizione animale vengono sostenuti da anni soprattutto con l’obiettivo di fornire al settore dell’allevamento mangimi di precisione. Un metodo con il quale vogliamo, da un lato, rispondere – con nuovi ingredienti e nuove tecnologie – nel modo più aderente possibile alle necessità degli animali allevati, dall’altro fornire un supporto alla zootecnia per ridurre ancora di più la sua impronta ambientale, riducendo le emissioni e rendendo gli animali più efficienti nella valorizzazione delle sostanze nutritive e nella loro conversione in prodotti sani, sicuri e di qualità, coniugati con  il requisito fondamentale della loro salute e del loro benessere.

Già oggi l’industria mangimistica fa molto per la sostenibilità della zootecnia da carne e da latte, un settore da 30 miliardi di euro se ci limitiamo solo ai soli comparti suino, bovino e avicolo. Attraverso l’industria mangimistica è possibile raggiungere elevati livelli di circolarità nella filiera agro-alimentare ed oggi sono già più di 4 milioni le tonnellate di sottoprodotti dell’industria alimentare che attraverso questo settore fondamentale vengono reintrodotti nel circuito alimentare e trasformati in alimenti per animali.

Un punto di partenza virtuoso che tuttavia il settore potrà essere in grado di migliorare nell’immediato futuro se riusciremo a mettere a frutto appieno le risorse che l’UE metterà in campo tra PNRR e PAC.

Con obiettivi puntuali si può realizzare in maniera compiuta la transizione verde e digitale, ma serve un’azione condivisa a tutti i livelli, sia nella filiera agro-zootecnica – e l’incontro voluto da OICB ha già posto in evidenza questa comunione di intenti – sia a livello istituzionale centrale e regionale. La sponda dei decisori pubblici è fondamentale perché la partita si gioca su più fronti: su quello della sostenibilità ma anche su quello dell’approvvigionamento di materie prime agricole, un ambito che vede l’Italia esposta alla volatilità dei prezzi internazionali, su quello dell’integrazione delle filiere ma anche sulla semplificazione e sulla valorizzazione del prodotto italiano. Gli investimenti in innovazione negli stabilimenti e presso gli allevatori, le sovvenzioni per i giovani allevatori sulla linea vacca-vitello sono tutte soluzioni da valutare. I produttori primari sono l’anello debole quando si parla di Made in Italy e dei prodotti di qualità dell’agroalimentare italiano. Per questo è importante aprire una nuova stagione di collaborazione anche con la Grande Distribuzione, per uscire da logiche speculatorie e distribuire in maniera più equa il valore lungo la filiera. L’opportunità offerta dai fondi messi a disposizione dal PNRR rappresenta un’occasione irripetibile, ma occorre garantirne l’accesso agli operatori con poche regole, chiare, ispirate alla massima semplificazione, che ne consentano la immediata disponibilità e ne evitino la dispersione nei meandri della burocrazia.

di Marcello Veronesi – presidente di Assalzoo

Foto: Pixabay