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Mare in bocca, l’iniziativa della Commissione Ue per il consumo di pesce sostenibile

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Sostenibile, locale e anche preparato come al ristorante. La Commissione europea ha lanciato una campagna per sensibilizzare al consumo di pesce allevato o pescato correttamente, con un impatto quanto più contenuto sull’ambiente. L’iniziativa si chiama Mare in bocca e vede la partecipazione di nove chef provenienti da Belgio, Francia, Italia, Danimarca, Grecia, Olanda, Portogallo, Spagna e Romania, che diventano ambasciatori di pesce e frutti di mare. 

Ricco di proteine e privo di grassi nocivi per la salute, il pesce riveste certamente un ruolo di primo piano all’interno di una dieta varia e bilanciata, non solo nei Paesi che seguono la Dieta mediterranea. Se prodotto nel rispetto dell’ambiente, l’acquisto di pesce diventa anche un modo per contribuire alla transizione verso la sostenibilità che l’Unione europea ha in mente per tutto il settore agroalimentare: “La responsabilità dei consumatori è fondamentale per conseguire abitudini più sostenibili”, evidenzia Virginijus Sinkevičius, commissario europeo per l’Ambiente, gli oceani e la pesca. “Vogliamo sensibilizzare i consumatori all’importanza che le scelte individuali quanto a prodotti ittici hanno per la salute dei mari, e al tempo stesso – conclude – vogliamo sostenere i produttori acquicoli dell’Ue e appoggiare il recupero sostenibile delle nostre zone costiere”.

Standard ambientali elevati per acquacoltura Ue 

Quello ittico è stato uno dei settori più penalizzati dalla pandemia. Le misure adottate per contrastare la diffusione dei contagi hanno avuto inevitabilmente delle ripercussioni su pesca e acquacoltura. Basti pensare al blocco pesca, alla riduzione dell’export, alla sospensione dei servizi di ristorazione, che rappresentano lo sbocco principale per molte aziende che producono pesce e frutti di mare. La Commissione europea in più occasioni ha proposto misure per supportare il settore ittico nel corso dell’emergenza sanitaria. 

Per l’acquacoltura la crisi causata dal Covid-19 è arrivata proprio in un momento in cui il comparto era reduce da un periodo di espansione. Nel 2018 la produzione aveva toccato quota 82,1 milioni di tonnellate, sebbene in Europa nello stesso anno la produzione fosse diminuita del 4% interrompendo una serie positiva. Secondo le previsioni contenute nel rapporto Sofia della Fao le stime per il 2030 indicano una produzione di 109 milioni di tonnellate.

A fronte di una popolazione mondiale in crescita, e quindi di una domanda di proteine animali in aumento, la pesca non può essere l’unica attività con cui soddisfarla. L’acquacoltura assume pertanto un ruolo decisivo ma la sua produzione, a livelli adeguati per i consumatori, deve essere coniugata con il rispetto dell’ambiente e dell’ecosistema marino. 

Nell’Unione europea la produzione di pesce di allevamento già avviene in conformità ad alcuni tra i migliori standard ambientali al mondo, come riconosciuto dalla Commissione Ue, grazie a una legislazione avanzata. Negli anni, inoltre, sono stati compiuti passi avanti, si pensi alla riduzione dell’uso di antibiotici oppure all’aumento dell’efficienza delle pratiche di nutrizione. Ci sono margini per incrementare ulteriormente i profili di sostenibilità dell’acquacoltura ad esempio con l’innovazione tecnologica. E anche la domanda dei consumatori può essere un fattore che orienta la produzione acquicola verso la sostenibilità. Ed è quello che sta cercando di fare la Commissione Ue con l’iniziativa Il mare in bocca. Le ricette fornite sono a base di specie di pesce i cui stock ittici sono in buone condizioni. Quello degli stock sostenibili è uno dei temi principali per quanto riguarda la sostenibilità nella pesca e nell’acquacoltura: le attività produttive non devono infatti sfruttare in modo eccessivo le risorse ittiche ma garantire che gli stock possano riprodursi nel tempo.

Foto: Pixabay