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Materie prime, nel 2018 bilancia commerciale negativa per oltre 2miliardi di euro

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soia responsabile

Aumento  delle importazioni e frenata delle esportazioni di cereali, semi oleosi e farine proteiche. I dati del settore cerealicolo elaborati da Anacer, Associazione nazionale cerealisti, e relativi al 2018 evidenziano, ancora una volta, la cronica carenza di materie prime dell’agroalimentare italiano. Ne ha risentito la bilancia commerciale, con un saldo valutario netto poco sotto i -2.200 milioni di euro.

Lo scorso anno l’import ha toccato la quota di 21 milioni di tonnellate, con un incremento di 414 mila tonnellate, pari al 2% rispetto al 2017. Il suo valore complessivo è stato di 5,5 miliardi di euro, con un aumento del 4%. 

Tra le singole colture i maggiori aumenti hanno riguardato il grano tenero (+337.100 tonnellate, provenienti soprattutto dall’Ue); il mais  (+336.800 t, particolarmente dai Paesi terzi). Con il segno positivo anche i trasformati/sostitutivi (+149 mila t) e i mangimi a base di cereali (+32 mila t). In calo invece il grano duro (-322 mila t), l’orzo (-172 mila t), il riso (-43 mila), la crusca (-33 mila) e altri cerali minori (-53.700 t). 

Anche le importazioni di soia sono cresciute: i suoi arrivi sono saliti di 228 mila tonnellate, trainando l’incremento generale dei semi e dei frutti oleosi del 14%. Per la colza l’import è salito di 25 mila tonnellate. Le farine proteiche si sono invece ridotte del 3,2% (-95 mila tonnellate, di cui 84 mila solo di farina di soia). 

Dal 2012 l’export era in aumento

Dopo un trend positivo degli ultimi sei anni nel 2018 è stata registrata una riduzione delle esportazioni di oltre il 10% (-497 mila tonnellate). L’export dall’Italia ha toccato quota 4,4 milioni di tonnellate pari a un valore di 3,4 miliardi di euro (con un calo minore, dell’1,7%). 

Da dove deriva questo calo? Una larga fetta dai cereali in granella (-474 mila t, di cui 367 mila di grano  duro) e in misura molto minore dai prodotti trasformati/sostitutivi (-50 mila t) e riso (-37 mila). Aumentano invece le quantità per l’estero di farina di grano tenero (+8,9%), semola di grano duro (+11,7%) e mangimi a base cereali (+15,3%).

 

Foto: © Dusan Kostic – Fotolia

redazione