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Materie prime, tensioni geopolitiche condizionano il mercato

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La tregua sancita tra Stati Uniti e Cina nella cosiddetta “guerra dei dazi” sta influenzando positivamente i mercati. Lo evidenzia il rapporto “World Agricultural Supply and Demand Estimates” di dicembre pubblicato dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda), secondo cui gli acquirenti cinesi avrebbero ricominciato a comprare la soia americana. Tuttavia, gli analisti americani ritengono che questo trend positivo non basta: sarà necessario fare molto di più per compensare il calo delle esportazioni del legume registrato dall’inizio della stagione. Come riporta il sito Feed Navigator, gli esperti reputano che la Cina dovrebbe acquistare almeno 10 milioni di semi di soia dagli Stati Uniti per stimolare la ripresa dei prezzi internazionali del legume. L’Usda ha rivisto al rialzo le stime sulle riserve globali della soia, che dovrebbero raggiungere i 115 milioni di tonnellate, circa 30 milioni di tonnellate in più rispetto alle previsioni precedenti.

L’Usda sottolinea che per poter competere con i prezzi concorrenziali della soia, i listini della colza continuano a restare bassi. Ciononostante, secondo gli analisti le quotazioni della pianta dovrebbero crescere. In Europa e nelle regioni bagnate dal Mar Nero le coltivazioni della colza hanno beneficiato, nelle ultime settimane, di temperature miti e precipitazioni abbondanti. In Canada la produzione è invece diminuita, e in Australia ha raggiunto il valore più basso degli ultimi nove anni. Inoltre, in Brasile le coltivazioni sono messe a dura prova dalla siccità, mentre in Argentina il clima umido sta ostacolando lo sviluppo delle colture.

Per quanto riguarda il grano, gli analisti precisano che quello britannico viene venduto a 180 sterline a tonnellata (pari a 228,3 dollari a tonnellata), il prezzo più alto delle ultime sette settimane. Secondo gli esperti, l’Argentina potrebbe avere un raccolto record di grano, pari a 19 milioni di tonnellate metriche, per cui avrà un surplus disponibile per le esportazioni che la porterà a competere con l’Europa nelle vendite nel Nord Africa. Tuttavia, la possibilità di concorrere con i competitor europei dipenderà dalla qualità del grano: quest’anno meno del 36% del raccolto di grano argentino è valutato come “buono/eccellente”, mentre lo scorso anno raggiungeva quasi il 64%. Infine, gli analisti ritengono che nel lungo termine, la Russia e l’Ucraina dovranno ottenere un buon raccolto nel 2019 per poter consentire alle scorte globali di grano di restare su livelli accettabili.

 

Foto: Pixabay

red.