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Mercato ovicaprino europeo: export cresce del 25%

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Nel 2017 le esportazioni del settore ovicaprino dell’Unione Europea sono aumentate del 25%, grazie soprattutto all’incremento dell’export verso Libia, Israele ed Emirati Arabi. Lo riferisce l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), che ha preso parte all’incontro autunnale del gruppo di previsione per il settore ovicaprino, che si è svolto il 23 ottobre a Bruxelles (Belgio).

Numero di capi – Sulla base delle stime dei diversi Paesi membri, per l’anno in corso si prevede un’espansione della mandria europea del 3,7%, che dovrebbe superare gli 89 milioni di capi. L’incremento è stato trainato dalla crescita del patrimonio in Romania (+35%) e nel Regno Unito (+2,4%), mentre è stata registrata una riduzione dei capi presenti in Spagna (-3,8%) e in Francia (-2,1%).

Quotazioni – A partire dal mese di luglio, i prezzi medi europei per l’agnello leggero hanno registrato un graduale rialzo, fino a raggiungere a ottobre il valore di 6,17 €/Kg (peso carcassa). Sono quindi tornati sui livelli dello stesso periodo dell’anno scorso.

Import – Nei primi otto mesi del 2017 le importazioni di carni ovicaprine da parte dell’Europa a 28 sono diminuite. Le contrazioni più evidenti sono state registrate per le forniture che arrivano dal principale player, la Nuova Zelanda, che ha ridotto notevolmente gli invii nel Regno Unito, per via della svalutazione della sterlina, ma soprattutto per la maggiore produzione interna che si è registrata nel Paese.

Export – Le esportazioni dell’Unione Europea sono invece cresciute del 25%, grazie alle maggiori forniture verso Libia, Israele ed Emirati Arabi, anche se a livello globale il principale Paese importatore resta la Cina. In particolare, per la prima volta nel 2017 l’Italia ha inviato i primi importanti volumi verso gli Emirati Arabi.

Produzione nazionale – L’Italia, che rappresenta il 4% della produzione europea, dovrebbe registrare nel 2017 una flessione delle produzioni pari all’1,4%. Al calo produttivo, riporta l’Ismea, si aggiungeranno le minori importazioni di carni e di capi vivi, per compensare la flessione dei consumi che si è registrata nei primi 9 mesi. Secondo gli analisti, difficilmente i consumi di Natale potranno determinare un’inversione di tendenza.

Foto: Pixabay

red.