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Ministero della Salute, riavviato l’export di seme bovino e bufalino per la Cina

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Dopo otto anni l’Italia può tornare a esportare seme bovino e bufalino in Cina. Dall’8 luglio le ditte autorizzate da Pechino possono tornare a operare sul mercato asiatico. L’interruzione era stata decisa a seguito della scoperta del virus Schmallenberg identificato nell’estate del 2011. A comunicarlo è il ministero della Salute che parla di un successo personale dell’Italia dal momento che è uno dei pochi Paesi dell’Unione che hanno ottenuto questo risultato fondamentale per uno dei settori più importanti della zootecnia nazionale.

Il bando sulle importazioni di seme bovino e bufalino era stato imposto dalla Cina nei confronti di tutti i Paesi europei dopo l’identificazione del virus, precedentemente sconosciuto e che prende il nome dalla località tedesca dove è stato segnalato la prima volta, che può colpire bovini, caprini, ovini e bufalini.

La riapertura delle frontiere cinesi arriva dopo lunghe e difficili negoziazioni condotte dalla Direzione generale della sanità animale e del farmaco veterinario con il supporto dell’Ambasciata italiana a Pechino, con le autorità di Pechino. Nel dicembre del 2017 la Cina aveva rimosso il bando per il virus mentre il momento decisivo è stato l’intesa siglata con il ministro della Salute Giulia Grillo in occasione della visita di Stato del presidente cinese Xi Jingping lo scorso marzo.

Le Dogane cinesi hanno pubblicato l’elenco delle ditte italiane autorizzate al commercio. In questo modo la zootecnia italiana, in particolar modo il settore della fecondazione artificiale, riacquista una posizione privilegiata sui mercati esteri più importanti.

 

Foto: © Mexrix_Fotolia 

redazione