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Nutriscore, l’Italia ribadisce il suo no all’etichettatura a semaforo

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L’etichettatura ‘a batteria’ resta un’opzione preferibile rispetto a quella ‘a semaforo’, una formulazione che caratterizza il sistema Nutriscore e che potrebbe diventare lo standard in Europa. L’opposizione italiana all’etichetta a colori è ferma ed è stata manifestata in più occasioni e da più parti, dalle istituzioni ai rappresentanti di categoria del settore agroalimentare. Ultima, in ordine di tempo, la nuova presa di posizione della ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova. In due incontri bilaterali con gli omologhi di Spagna, Luis Planas, e Romania, Nechita-Adrian Oros, Bellanova ha infatti confermato il no italiano al Nutriscore. 

Il tema, di rilevanza europea, è tuttora controverso, con alcuni Paesi che sostengono questo sistema di etichettatura, a cominciare dalla Francia, dove il Nutriscore è nato, e dal Belgio. A questo gruppo si è aggiunta proprio la Spagna. A giugno il ministro del Consumo spagnolo Garzon Espinosa ha annunciato infatti l’intenzione del governo di Madrid di procedere all’implementazione del Nutriscore entro i primi quattro mesi del 2021. L’intenzione del Paese iberico è quella di adottare una nuova forma di etichettatura per contrastare la diffusione di diete squilibrate e nocive per la salute. Oltre alla Spagna, di recente ha confermato la sua approvazione del Nutriscore anche la Germania. Sempre a giugno, infatti, il governo tedesco ha inviato alla Commissione europea uno schema di decreto per l’introduzione dell’etichetta cromatica su base volontaria.

Il no della Camera dei Deputati

Un nuovo impulso al dibattito sull’etichettatura è arrivato dalla pubblicazione a maggio della strategia Farm to Fork, lo strumento per un sistema alimentare sostenibile e parte integrante del Green New Deal della Commissione europea. L’esecutivo dell’Ue avanzerà infatti una proposta su un’etichetta nutrizionale da apporre ‘fronte pacco’ che sia “obbligatoria e armonizzata”. E il Nutriscore sembra avere buone chances di essere indicato come standard per l’etichettatura

Questa formulazione combina cinque lettere, dalla A alla E, e cinque colori, dal verde al rosso, per identificare il grado di salubrità di un prodotto. Il giudizio, espresso dunque con una lettera e un colore, si basa sulla quantità di nutrienti presenti in 100 grammi di prodotto. Tra quelli negativi ci sono i grassi saturi, gli zuccheri, il sodio (ovvero il sale) e l’apporto calorico. 

Dopo i due bilaterali con Spagna e Romania, la ministra Bellanova ha sottolineato ancora una volta “l’approccio semplicistico” dietro questa etichettatura nutrizionale e ha rilanciato un approfondimento “in vista di una possibile proposta legislativa della Commissione europea” auspicando “uno stretto coordinamento tecnico a Bruxelles e tra Capitali, per un confronto costante sul punto”, ha aggiunto la ministra. 

Pochi mesi prima della diffusione di Farm to Fork, l’Italia aveva certificato la sua opposizione all’etichetta cromatica con un voto contrario della Camera dei Deputati. A febbraio, con voto unanime, i deputati avevano approvato una mozione che impegnava il governo a contrastare in sede europea il Nutriscore, a proporre sistemi di etichettatura alternativi che sappiano diffondere la Dieta mediterranea e a difendere le indicazioni geografiche nazionali.

L’etichetta a batteria

A proposito delle opzioni alternative al Nutriscore, la mozione richiamava la proposta italiana dell’etichettatura ‘a batteria’ da integrare “con un richiamo visivo” alla Dieta mediterranea stessa. Questa formulazione prevede invece delle tacche per indicare l’apporto calorico e nutrizionale dell’alimento rispetto al fabbisogno giornaliero. 

Con il Nutrinform Battery, questo il nome dell’opzione italiana di etichettatura, non si penalizzerebbe il Made in Italy: “Non possiamo pensare che vengano marchiati con il bollino rosso prodotti importanti per le diete tradizionali, come ad esempio, nel nostro caso, l’olio extravergine d’oliva: i prodotti Dop e Igp devono essere esclusi dalle future norme Ue”, ha ricordato Bellanova. Perché, oltre ai prodotti tipici della Dieta mediterranea, secondo le voci critiche nei confronti del Nutriscore, l’etichetta cromatica sarebbe dannosa anche nei confronti dei prodotti certificati italiani ed europei. 

Su questi aspetti si è più volte pronunciata Copa-Cogeca, l’organizzazione di rappresentanza degli agricoltori e delle loro cooperative in Europa. In una lettera inviata alla Commissione il suo segretario Pekka Pesonen aveva sottolineato le conseguenze del Nutriscore, ovvero stigmatizzare prodotti nutrienti come l’olio d’oliva e il miele o discriminare le Ig. I prodotti certificati, dovendo rispettare rigidi disciplinari, non possono modificare la loro composizione per poter ottenere un giudizio positivo in etichettatura. 

Contro il Nutriscore – tra gli altri – si è espressa anche Federalimentare, sostenitrice del Nutrinform Battery “recentemente sperimentato con successo tra le famiglie italiane”, come ricordato dal presidente di Federalimentare Ivano Vacondio.

Foto: Pixabay