La maggior parte degli agricoltori e degli allevatori statunitensi ritiene che le biotecnologie e l’impiego delle colture geneticamente modificate rappresenti un metodo efficace per migliorare la redditività del raccolto. È quanto emerge da un sondaggio pubblicato dalle associazioni americane U.S. Farmers and ranchers alliance (Usfra) e National corn growers association (Ncga), che ha coinvolto 282 agricoltori, di cui il 92% utilizza i semi Gm da almeno 10 anni per produrre mais, soia, erba medica, grano e cotone.
Secondo l’indagine, gli intervistati ritengono che le biotecnologie contribuiscano ad accrescere l’efficienza delle colture. Inoltre, affermano che se in futuro venisse vietato l’impiego degli organismi geneticamente modificati (Ogm), ci sarebbero serie ripercussioni per l’ambiente e per la sostenibilità. Nello specifico, il 78% dei produttori reputa che l’impossibilità di ricorrere agli Ogm potrebbe danneggiare l’ambiente, perché comporterebbe un maggior consumo di acqua e un impiego più elevato di pesticidi. Inoltre, il 98% degli intervistati ha indicato le colture Gm come la principale risorsa per ridurre l’impatto ambientale della produzione agricola.
L’87% degli agricoltori ha affermato di utilizzare gli Ogm per ridurre l’uso dei pesticidi. Il 78% ritiene che i semi Gm permettano di assicurare la sostenibilità delle colture, mentre il 64% reputa che gli Ogm consentano di gestire meglio le risorse a disposizione, con particolare riferimento al tempo, al carburante e allo stato delle attrezzature. Infine, per il 69% degli intervistati gli Ogm aumentano la resa delle colture, mentre per il 65% accrescono la produttività della loro azienda.
“Grazie agli Ogm e ai progressi delle tecnologie agricole, oggi siamo in grado di utilizzare le risorse a disposizione molto più che in passato – osserva Chip Bowling, vicepresidente di Usfra -. I risultati del sondaggio indicano quanto le biotecnologie siano importanti per la protezione dell’ambiente e per l’approvvigionamento del cibo, e che rappresentino un vantaggio non solo per gli agricoltori, ma anche per i consumatori”.
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