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Ogm, il bilancio di vent’anni di commercio: guadagni per 190 miliardi di dollari

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Il matrimonio tra ingegneria genetica e agricoltura ha superato i vent’anni di vita. Era il 1996 quando fu autorizzata per la prima volta la coltivazione a scopi commerciali di Ogm. Da allora le colture biotech hanno fruttato a circa 17 milioni di agricoltori di tutto il mondo più di 186 miliardi di dollari. E in oltre due decadi sono stati accumulati benefici non solo di natura economica ma anche ambientale, ricorda PG Economics, che ha pubblicato un report sulle conseguenze dell’adozione delle colture geneticamente modificate in agricoltura, il “GM Crops: Global Socio-Economic and Environmental Impacts 1996-2016”. Complementare a questo è il dossier dell’Isaaa, l’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications, relativo al 2017.

Gli Ogm nel mondo

In poco più di vent’anni gli ettari coltivati con Ogm nel mondo hanno raggiunto quota 189,8 milioni partendo dai soli 1,7 milioni del 1996. Lo scorso anno è stata segnata una crescita dell’estensione delle aree con colture biotech: l’incremento rilevato da Isaaa per il 2017 è stato del 3%, ovvero 4,7 milioni di ettari. Diversi sono i motivi dietro questo aumento. Hanno contribuito sia la maggiore profittabilità dovuta ai maggiori prezzi delle commodity che l’aumento della domanda sui mercati interni e internazionali e la disponibilità di tecnologia per le sementi.

Oltre la metà delle aree in cui si coltivano Ogm si trova in 19 Paesi in via di sviluppo, tra cui India, Pakistan, Brasile, Bolivia, Sudan, Messico, Colombia, Vietnam, Honduras e Bangladesh. In questi Paesi l’aumento degli ettari destinati a queste culture ha avuto un impatto significativo sul tenore di vita di centinaia di migliaia di piccoli agricoltori. L’India e il Brasile sono proprio due dei sei Paesi che più hanno guadagnato dal commercio di Ogm in questi vent’anni; gli altri sono Usa, Argentina, Cina e Canada.

Maggiori rendimenti dei raccolti, produzione più sicura, aumento dei redditi con conseguente riduzione della povertà, della fame e della malnutrizione sono i vantaggi evidenziati da PG Economics derivanti dall’adozione delle biotecnologie nei Paesi in via di sviluppo.

Nel 2017 – riferisce Isaaa – sono 67 i Paesi che hanno utilizzato colture biotech: 24 in cui è possibile piantarle e 43 nei quali, sebbene sia vietata la coltivazione, sono formalmente regolati l’importazione e l’utilizzo di colture biotech. In Europa solo due Paesi, la Spagna prevalentemente e il Portogallo, hanno piantato Ogm (una varietà di mais, l’unica coltura approvata nell’Unione europea). I due Paesi hanno destinato al biotech 131.535 ettari, con un leggero decremento del 4% rispetto al 2016. L’Ue si conferma quindi un approdo per i produttori esteri importando Ogm, dalla soia al mais, per esempio, per gli allevamenti e il settore avicolo.

Reddito e ambiente

I benefici dalla coltivazione di Ogm in questi anni sono vari e comprendono una maggiore produttività delle colture, con un contribuito alla produzione di cibo e mangimi, e l’autosufficienza. In 21 anni le biotecnologie applicate all’agricoltura sono state responsabili di una produzione addizionale di 213 milioni di tonnellate di soia e 405 di mais. Questo ha permesso ai contadini di crescere e senza la necessità di utilizzare altro terreno il cui sfruttamento è stato così ottimizzato.

L’altro fronte su cui è possibile misurare l’impatto dell’Ogm è quello ambientale, in particolare a fronte delle sfide lanciate dal cambiamento climatico, per la difesa della biodiversità, il contrasto alla deforestazione e la riduzione delle emissioni di gas serra. PG Economics ricorda, per esempio, che gli avanzamenti nel biotech hanno permesso ai contadini di usare in maniera più mirata insetticidi ed erbicidi, riducendone l’impatto sull’ambiente del 18,4% dal 1996.

Il cambiamento climatico degli ultimi anni ha inoltre comportato delle conseguenze negative per la nutrizione e la salute nei Paesi in via di sviluppo. Ad esempio – ricorda Isaaa – la comunità scientifica ha indicato un rischio di carenza di ferro per 1,4 miliardi di bambini entro il 2050 proprio per le variazioni del clima che determinano una riduzione del contenuto di proteine e minerali (ferro e zinco) nelle colture di base. Ed ecco che gli investimenti e la ricerca, condotta anche dal settore pubblico, su prodotti come riso, patate, grano e ceci possono offrire colture Ogm dalle caratteristiche nutrizionali benefiche per i consumatori.

Le novità del 2017

Con il suo report Isaaa riferisce anche delle innovazioni dello scorso anno. Tra gli altri, ci sono stati dei miglioramenti nella disponibilità commerciale e nella coltivazione di frutta e ortaggi con benefici diretti per i consumatori. Negli Stati Uniti sono state approvate due generazioni di patate, una con una ridotta tendenza al danneggiamento e all’annerimento e con un minor tasso di acrilammide, l’altra con, in più, minori livelli di zuccheri riducenti e resistente alla peronospora, oltre a una varietà di mele che non marciscono, sempre negli Usa.

 

Foto: Pixabay

Vito Miraglia