Le limitazioni ai prodotti Ogm in vigore nell’Unione Europea potrebbero influenzare negativamente il futuro globale del settore biotecnologico. È quanto emerge da un editoriale pubblicato sul sito Wattagnet.com, secondo cui dai negoziati commerciali tra Europa e Stati Uniti dipendono le esportazioni di mangimi in tutto il mondo.
Se uno dei due Paesi contendenti avrà il sopravvento, riuscirà a imporre a livello mondiale la sua visione su quali pratiche agricole debbano essere considerate “accettabili”. Se prevarrà una posizione contraria alle colture geneticamente modificate, potrebbero essere messe a rischio le esportazioni di mangimi americani non solo nel continente europeo, ma anche nel resto del mondo.
L’editoriale riporta un esempio significativo. Nel 2002, nonostante stesse affrontando un periodo di carestia, lo Zimbabwe ha respinto una spedizione statunitense di aiuti alimentari, perché gli era stato offerto mais non certificato come “Ogm-free”. Il governo del presidente Robert Mugabe ha rifiutato l’aiuto perché temeva che gli agricoltori avrebbero usato il mais per piantare nuovi semi. In particolare, lo Zimbabwe ha espresso preoccupazione che il consumo, da parte del bestiame, di mais Gm avrebbe potuto mettere a rischio le esportazioni di carni bovine in Europa. Nel 2010 il governo dello Zimbabwe ha nuovamente respinto il mais geneticamente modificato per le stesse ragioni.
La preferenza dell’Unione Europea per i prodotti non Ogm influenza, quindi, le scelte della produzione mondiale. Diversi governi limitano l’introduzione dei prodotti geneticamente modificati nel loro paese per ottenere l’accesso al mercato europeo. Pertanto, le limitazioni previste dagli Stati europei potrebbero impedire ai produttori di mangimi di soddisfare le esigenze della popolazione mondiale in crescita.
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Nadia Comerci