Per la prevenzione e la gestione delle epidemie di malattie animali un apporto significativo può arrivare dai big data. La condivisione di informazioni dettagliate è uno strumento efficace per individuare tempestivamente situazioni di crisi e per intervenire in maniera adeguata. La pratica della condivisione dei big data è uno dei modi in cui può concretizzarsi in maniera operativa l’approccio One Health per la lotta alle malattie che colpiscono gli animali. La sua importanza è stata ribadita dagli esperti che si sono riuniti a Cagliari nella due giorni di inizio ottobre per la conferenza “One health for the mediterranean region in the age of big data”. All’evento hanno preso parte i rappresentanti dell’Oie, l’Organizzazione mondiale per la Sanità animale, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna con la partecipazione del direttore generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari Silvio Borrello, tra l’altro delegato nazionale all’Oie.
Rischi comuni per uomo e animale
L’approccio One Health si basa sull’idea che la salute umana e quella animale, di tutti gli animali: domestici, da allevamento e selvatici, sono interdipendenti tra di loro e legate anche alla salute dell’ambiente. Molti agenti patogeni che circolano nel mondo animale possono essere infatti un pericolo per la salute globale in quanto trasmissibili all’uomo, basti pensare all’influenza aviaria. Ma vale anche il contrario, come nel caso del virus Ebola. Secondo l’Oie il 60% delle infezioni umane è di origine zoonotica e almeno il 75% delle nuove infezioni ha origine animale (da Ebola all’Hiv). Ogni anno su cinque nuove malattie che colpiscono l’uomo tre hanno scaturigine negli animali.
I rischi di trasmissione tra uomo e animale sono aumentati con la globalizzazione, gli scambi commerciali e i cambiamenti climatici. Per questo è necessario un approccio strategico integrato per il contrasto a tutte le patologie che possono compromettere la salute di uomo e animale. Il contrasto dev’essere quindi coordinato tra il mondo della medicina umana, quella veterinaria e quella dell’ambiente.
Un tratto essenziale di questo approccio è la sua capacità di rispondere rapidamente alle crisi con i sistemi di prevenzione e sorveglianza delle malattie animali. Un contributo molto importante è quello dei big data: grazie alle nuove tecnologie le informazioni raccolte dai singoli centri possono essere messe a confronto, condivise per un’azione più efficace a salvaguardia del benessere animale e delle popolazioni e anche della produzione e dell’economia. I dati provengono da tutti i settori coinvolti nell’approccio One Health, dall’ambito sanitario a quello veterinario a quello ambientale e meteorologico. L’Oie, la Fao, l’Oms e l’Unione europea da tempo sfruttano la condivisione dei dati per la diffusione delle politiche a tutela della salute globale in tutti i suoi aspetti.
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