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Paolo Russo: “Alleanza agricoltura-industria, portarei della qualità italiana”

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Il settore agroalimentare svolge un ruolo importante nell’economia italiana. Quali sono le azioni principali, in un’ottica di legislatura, da compiere a livello di mercato interno per migliorare la capacità produttiva e la competitività commerciale?

Subito il ministero del cibo per chiudere la stagione della contrapposizione tra agricoltura ed industria. Costruire una grande portaerei della qualità italiana, delle migliaia di aziende agricole, del cibo e dello stile di vita italiano. La parola d’ordine poi sarà semplificazione burocratica. Non  è possibile che nel 2018 un’azienda debba perdere tempo prezioso per ottenere un’autorizzazione o un pagamento. E non è nemmeno possibile che in nome di una lotta all’illegalità solo di facciata si chieda il certificato antimafia anche a quelle imprese agricole che devono ottenere contributi nazionali ed europei di pochissime migliaia di euro allungando a dismisura i tempi per l’erogazione delle risorse ed ingolfando, per la gioia della mafia, le Prefetture d’Italia.

È da questo che partiremo per sostenere e valorizzare il lavoro degli agricoltori onesti che continuano a produrre Pil ed occupazione nonostante la grave crisi economica che questo governo nonostante gli slogan non è riuscito a fronteggiare. Piede sull’acceleratore anche sulla tracciabilità dei prodotti d’origine, sulla costruzione di una nuova Agea più vicina ai lavoratori e sulla reintroduzione dei voucher in agricoltura. Di tutto questo si occuperà il ministero dell’Agricoltura e dell’alimentazione.

Grande parte della politica agricola e alimentare si svolge a livelle comunitario. Quali sono le linee lungo le quali l’Italia agirà per difendere le proprie specificità agroalimentari e per promuovere le produzioni nazionali?

Non è pensabile che in nome di regole e parametri stabiliti a tavolino si escludano dai trattati commerciali di libero scambio numerosi prodotti a marchio del nostro Paese. È questa la riflessione che proporremo all’Europa. Non dovrà mai più accadere quanto si è prospettato con il Ceta e con l’Ue – Giappone. Senza criteri certi ed oggettivi, e soprattutto senza una reciprocità certificata, non ratificheremo alcun trattato. Siamo per una politica agricola comune che valorizzi le specificità e che non omologhi privilegiando la quantità a dispetto della qualità.

L’export del Made in Italy alimentare è cresciuto molto in questi anni. Quali sono le strategie per continuare la crescita e le azioni da mettere in atto per conquistare nuovi mercati?

Il vantaggio competitivo dei prodotti del Made in Italy è senza dubbio quello del valore determinato da una tradizione agricola che produce eccellenze inimitabili. È per questo che bisogna lavorare per rafforzare il brand Italia non solo e non tanto sotto l’aspetto del marketing e delle vendite ma soprattutto combattendo con strategie ad hoc l’insidioso fenomeno dell’italian sounding che confonde le idee ai consumatori e deprime i mercati.

Ricerca, innovazione e sostenibilità: come si rapporta il suo partito/coalizione rispetto al progresso scientifico da applicare in ambito agricolo per garantire maggiore produttività e riduzione degli sprechi?

Investire in innovazione, ricerca  e sostenibilità ambientale significa non solo migliorare la performance d’impresa e rispondere ai bisogni dei consumatori ma soprattutto accompagnare nel futuro le tradizioni produttive. La tradizione significa conservare valori, storia e manualità ma non significa non utilizzare al meglio tutte le conoscenze scientifiche che migliorino la qualità sia sul fonte della salubrità che su quella delle produzioni.

Un’ultima domanda sulla zootecnia. Quali sono le azioni da intraprendere per garantire una crescita di lungo periodo a un settore chiave delle filiera, spesso sottoposto ad attacchi mediatici?   

Anche in questo caso ritengo che la ricetta per la crescita passi inevitabilmente per la tracciabilità. Una filiera trasparente significa migliore gestione organizzativa e soprattutto maggiori controlli e quindi minori situazioni di crisi, reali o virtuali che siano. Un grande Paese agricolo come l’Italia non può rinunciare alla sua filiera zootecnica nella consapevolezza che le nostre aziende nazionali sono vere eccellenze per qualità di prodotto,  rispetto dell’ambiente e degli animali!

Vito Miraglia