Un allevatore non può avere a cuore più il profitto che il benessere dei propri animali perché – molto semplicemente – altrimenti la sua azienda avrebbe vita breve. E il discorso vale anche per gli allevamenti di importanti dimensioni.
A sfatare il mito che un allevatore abbia più in conto il guadagno piuttosto che il benessere del bestiame è European Livestock Voice, gruppo che riunisce associazioni e federazioni che si occupano di allevamenti, alimentazione e salute animale, in un articolo riportato sul sito della Fefac, la Federazione Europea dei produttori di mangimi, secondo cui per gli allevatori il benessere degli animali deve essere necessariamente una priorità, poiché senza animali sani e ben curati non può esserci profitto. E questo vale anche per gli allevamenti più grandi: come per qualsiasi azienda, fare soldi è indispensabile per andare avanti, ma l’intensificazione degli allevamenti non consiste nel “saltare le basi” per il benessere degli animali. Anzi, accade piuttosto il contrario: mantenere gli animali in buona salute sulla base di una migliore selezione genetica, della fornitura di mangimi equilibrati e dell’impiego di strumenti di monitoraggio avanzati consente di tenere sotto controllo il loro benessere e allo stesso tempo di massimizzare i redditi.
L’allevamento intensivo
I diversi tipi di pratiche di allevamento impiegate in Europa forniscono alle popolazioni un approvvigionamento regolare di latte, carne, pesce e uova sicuri e a prezzi accessibili. E nell’ampia varietà di pratiche e metodi di produzione è compresa la modalità cosiddetta “intensiva”, termine che nasce per indicare modelli di produzione moderni ed efficienti nell’utilizzo delle risorse a disposizione ma che viene usato, soprattutto nel campo dell’informazione, per indicare in modo negativo il settore zootecnico.
Indipendentemente dalla terminologia o dalle pratiche utilizzate, ogni allevamento europeo è soggetto a regole rigorose che includono il benessere degli animali secondo quanto previsto dalla “Convenzione europea per la protezione degli animali negli allevamenti” del 1978. E questo vale anche per le pratiche di allevamento considerate “intensive”, che rappresentano un modo avanzato di allevamento in cui tutte le questioni relative alla salute e al benessere degli animali, all’uso responsabile delle risorse genetiche animali e all’alimentazione animale sostenibili vengono strettamente e costantemente monitorate.
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