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Performance dell’economia agricola italiana nel 2015

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È di recente diffusione da parte Istat l’annuale presentazione dei Conti economici del settore agricoltura nelle sue varie macro-componenti (agricoltura, silvicoltura e pesca) relativi all’anno 2015. Secondo tali stime il valore complessivo della produzione della branca agricoltura in senso stretto (agricoltura e zootecnia) nel 2015 è stato pari a 54,4 miliardi di euro correnti, evidenziando così una crescita dell’1,5% rispetto al 2014. Alla sua formazione hanno concorso con 28,4 miliardi di euro le produzioni vegetali (52,1% del valore totale, pari al +5,5% rispetto al 2014) e con altri 16,3 miliardi di euro quelle zootecniche (29,9%, pari al -4,1%), seguite da 6,6 miliardi di euro riferiti alle attività di supporto (12,1%, pari al +2,3%) ed, infine, dai rimanenti 3,2 miliardi per il saldo tra le attività secondarie (-3,1%).

Nel dettaglio, l’incremento del 5,5% a valori correnti per le produzioni vegetali è attribuibile esclusivamente alla marcata performance delle produzioni legnose (+15,9%), solo in parte attenuata dalle flessioni dei valori delle coltivazioni erbacee (-0,1%) e foraggere (-17,7%). Da evidenziare tra le coltivazioni erbacee, i decrementi in valore registrati dai cereali (-7,2%) e dalle coltivazioni industriali (-9,3%). Per quanto attiene le attività di supporto all’agricoltura, la citata crescita in valore del 2,3%, per lo più ascrivibile alla crescita del contoterzismo e della prima lavorazione dei prodotti, mantiene per il secondo anno la relativa incidenza sulla produzione agricola (12,8%). Al contrario, a causa del rallentamento soprattutto della produzione di energie rinnovabili, l’incidenza delle attività secondarie (a saldo circa 3,2 miliardi di euro, pari a -3,1%) scende da 8,4% a 8,1%. Infine, con un valore complessivo di 23,5 miliardi di euro si registra una decrescita dei consumi intermedi (compresi Sifim) pari al -3,5%, che, oltre a rafforzare ulteriormente quella dell’anno precedente (-2,6%), riduce l’incidenza sul valore della produzione al 43,3% (- 2,2 punti percentuali rispetto al 2014).

Dalle suindicate dinamiche tra valori correnti della produzione di beni e servizi e quello complessivo dei consumi intermedi consegue che il valore aggiunto dell’agricoltura e zootecnia si attesta nel 2015 a 30,9 miliardi di euro (+5,7% rispetto al 2014).

Per comprendere meglio tale crescita del valore aggiunto, occorre tener conto soprattutto delle dinamiche di fattori strettamente connessi con funzioni di causa/effetto, quali il volume delle produzioni (vegetali ed animali) ed i prezzi dei prodotti agricoli.

Secondo Istat, la produzione agricola nel 2015 risulta cresciuta del 2,0% in volume rispetto all’anno precedente, nonostante le condizioni climatiche non particolarmente favorevoli che hanno caratterizzato l’annata agraria, e, in particolare, la diffusa siccità provocata da alte temperature nella stagione estiva. La ripresa più vivace ha riguardato le coltivazioni legnose (+12,3%), trainate dalle produzioni olivicole (+51,9%), vitivinicole (+9,2%) e frutticole (+6,2%). Di contro, si sono registrate flessioni per le coltivazioni foraggere (- 4,3%) ed erbacee (- 2,8%). Tra queste ultime è risultata in forte riduzione la produzione dei cereali (-4,6%), ma con dinamiche diversificate a livello di singoli prodotti, con flessioni per mais (- 21,8%), cereali minori (- 11,7%) e frumento tenero (-3,5%) controbilanciate in parte dall’aumento produttivo del 9,0% per il frumento duro.

Gli allevamenti zootecnici registrano una crescita in volume dello 0,8%, a sintesi di aumenti nelle produzioni suine (+2,9%), del pollame (+ 4,1%) e delle uova (+2,7%) e del perdurare della crisi nella produzione di carni bovine (- 3,0%) e di conigli, selvaggina e allevamenti minori (-3,9%). In leggera ripresa la produzione di latte (+0,3%).

Per quanto riguarda i prezzi dei prodotti agricoli, secondo l’Istat nel 2015 la variazione media annua dell’indice dei prezzi dei prodotti acquistati è stato pari a – 2,9%. Le diminuzioni maggiori hanno riguardato energia e lubrificanti (- 9,5%) e i mangimi (- 9,0%), mentre le variazioni positive più significative sono state registrate per sementi (+4,8%) e concimi e ammendanti (+3,0%).
Con riferimento ai prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori, la variazione media annua del corrispondente indice è stato pari a -0,5%, con cali più consistenti per cereali (-2,7%), patate (-7,8%) e per il complesso delle coltivazioni industriali (-4,6%), in buona parte attenuati dagli aumenti per ortaggi (+9,4%) e frutta (+5,6%).

Nell’industria alimentare il valore aggiunto ha segnato nel 2015 una crescita nominale del 2,6% e dello 0,4% in volume, mentre le unità di lavoro sono aumentate, rispetto all’anno precedente, dello 0,7%. Nel complesso, rispetto al 2014 il valore aggiunto del settore agroalimentare è aumentato del 4,2% in valori correnti e del 2,3% in volume.

Infine, l’Istat estende la disponibilità informativa con dati su occupazione, retribuzioni e investimenti, che, unitamente alle stime provvisorie di Eurostat dei redditi agricoli in ambito comunitario, completano il quadro sulla performance dell’economia agricola italiana nel 2015. Al riguardo, infatti, il settore agricolo ha registrato una crescita significativa (+2,2%) anche delle unità di lavoro totali (ULA) ed in particolare del +1,9% per la componente del lavoro indipendente e del +2,8% per le unità di lavoro dipendenti. Con 1,2 milioni di ULA l’input di lavoro del settore agricolo rappresenta il 5,1% del totale. Di esso l’insieme del comparto dell’agroalimentare rappresenta il 6,9%. Gli investimenti nel settore agricolo mostrano segnali di recupero (+0,6%) dopo il forte calo del 2014 (-6,1%).

Secondo i primi dati provvisori Eurostat, nel 2015 il comparto agricolo ha registrato un calo dello 0,9% del volume della produzione nell’insieme UE 28. Riduzioni significative si rilevano in gran parte degli Stati membri, con cali più accentuati in Romania (-8,9%), Germania (-2,8%) e Polonia (-2,7%), a fronte di aumenti consistenti in Danimarca (+3,2%), Italia (+2,3%) e Paesi Bassi (+2,0%).

Per la UE in complesso i costi intermedi presentano una flessione in volume dello 0,3% ed i relativi prezzi un calo del 2,1%, con diminuzioni particolarmente significative per mangimi (-3,8%) ed energia (-9,1%). In quasi tutti gli Stati membri risultano in calo i prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori (-1,5% nell’UE) con effetti negativi sui redditi agricoli, il cui indicatore registra a livello europeo una diminuzione del 3,2%, con cali particolarmente consistenti per Germania (-37,6%), Danimarca (-19,7%), Regno Unito (-19,3%), Romania (-17,8%) e Polonia (-8,9%) ed incrementi per Grecia (+11,7%), Francia (+8,7%) e Italia (+6,2%).

 

Foto: Pixabay

Bruno Massoli