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Peste suina africana, la situazione nell’Unione europea

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Da novembre 2018 a ottobre 2019 i Paesi interessati dalla Peste suina africana nell’Unione europea sono stati nove, secondo l’ultimo aggiornamento dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Dal novero l’autorità europea ha escluso la Repubblica Ceca, ormai indenne dalla patologia che sta mettendo a dura prova la suinicoltura internazionale. Anche se è l’Europa il territorio in cui sono scoppiati più focolai è l’Asia, in particolare la Cina, ad aver pagato il prezzo maggiore con 1,7 milioni di capi di allevamento persi (dati riferiti a maggio 2019).  

I nove Paesi citati dall’Efsa nel report sono Belgio, Bulgaria, Estonia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia e Romania. Ma in Belgio – ricordano gli autori del documento – l’epidemia è potenzialmente eradicata.

Colpiti suini e cinghiali selvatici

Nel corso del 2019, la zona interessata dalla epidemia di peste suina si sia ampliata costantemente in direzione sud-ovest, con una espansione geografica in aree limitrofe, eccezion fatta per Repubblica Ceca, Polonia occidentale e Belgio.  

La situazione è diversa da uno Stato membro all’altro a causa dell’effetto di molti fattori tra cui la struttura della produzione suinicola nazionale (in particolare la percentuale di allevamenti di suini a conduzione familiare), le condizioni geografiche e le caratteristiche della popolazione dei cinghiali selvatici, colpiti dalla peste come gli allevamenti suini ma per i quali è più difficile il suo contenimento.

Nel territorio europeo gli esperti dell’agenzia europea hanno individuato tutte le fasi dell’epidemia, rilevando:

– zone recentemente colpite a seguito di un’introduzione isolata o di un’espansione geografica dalle zone colpite;

zone colpite in fase di espansione;

– zone in cui l’infezione è presente da qualche tempo, comprese quelle in cui la patologia è sulla via della sparizione;

– zone non interessate.

Un problema di particolare rilevanza è stato associato alle aziende agricole a conduzione familiare (non commerciale) per le quali diventano critici diversi aspetti: il mancato controllo dei movimenti di suini e persone (la diffusione della peste mediata dall’uomo è un elemento ancora importante), la scarsa biosicurezza e la difficoltà di individuare gli allevamenti in questione. Tutti profili che complicano la lotta per l’eradicazione della malattia. La strategia di contrasto dei Paesi membri sta poggiando su diverse misure che in alcune zone si sono dimostrate efficaci a contenere la diffusione del virus. Tra queste la zonizzazione, la rimozione delle carcasse, l’adozione di regole specifiche sulla caccia e la sistemazione di sistemi di protezione con reti concentriche.

Interessata anche la Russia

La situazione epidemiologica più recente è quella fotografata dall’Oie, l’Organizzazione internazionale della Salute animale. Nel periodo 17-30 gennaio sono dieci i Paesi europei (il riferimento è più ampio e non si limita alla sola Ue) che hanno notificato l’esistenza di nuovi focolai o epidemie in corso: Bulgaria, Ungheria, Lettonia, Moldavia, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Ucraina e Russia.

Foto: Pixabay