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Peste suina è allarme in Italia, dal Governo task-force e ristori

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Preoccupa la Peste Suina Africana (PSA) in Italia, dopo i casi riscontrati su cinghiali in Piemonte e Liguria, come anche in Germania, Belgio e Paesi dell’Est Europa. Le autorità competenti di Giappone e Taiwan hanno già disposto il blocco dell’import di carni suine italiane e si temono ulteriori manifestazioni di ostilità commerciale. A lanciare l’allarme, tra gli altri, è la Cia-Agricoltori italiani che teme l’impatto devastante di una eventuale epidemia su un settore strategico dell’agricoltura nazionale.

Un problema di ordine sanitario che rischia di provocare un danno irreparabile per il tessuto produttivo ed economico legato alla filiera suinicola, in particolare per la produzione di prosciutti DOP e IGP che, da Parma a Norcia, rappresentano il fiore all’occhiello del Made in Italy. Attualmente, l’export di salumi e carni suine si attesta su 1,7 miliardi di euro (+12,2% rispetto al 2020). Principali tipologie di prodotti esportati sono prosciutti stagionati, disossati, speck, coppe e culatelli.

La posizione di Cia-Agricoltori

Nonostante la grande preoccupazione, Cia ribadisce che le misure di bio-sicurezza degli allevamenti italiani hanno standard molto elevati, che verranno ulteriormente rafforzate nelle prossime settimane per tutelare le aziende zootecniche, a rischio di tracollo nella malaugurata ipotesi di focolai.

Malgrado non ci sia alcun caso di contaminazione della popolazione suina, Cia-Agricoltori chiede alle istituzioni di mantenere alto il livello di allerta e si rammarica della scellerata gestione del problema della fauna selvatica da parte dei nostri decisori politici, all’origine di questo grave allarme sanitario. Da anni, infatti, l’associazione si batte per ottenere un’efficace politica di contenimento degli ungulati, che danneggiano pesantemente le coltivazioni e invoca interventi specifici a difesa dalla proliferazione dei cinghiali, principale vettore di trasmissione della peste suina. I numeri parlano chiaro: 2 milioni di ungulati in circolazione, oltre 200 milioni di danni all’agricoltura e 469 incidenti, anche mortali, in quattro anni.

In particolare Cia, con il progetto “Il Paese che Vogliamo”, ha lanciato la proposta di una riforma urgente della legge 157/92 per fronteggiare seriamente il problema degli ungulati in Italia. La riforma conta su alcuni punti chiave: sostituire il concetto di “protezione” con quello di “corretta gestione”, parlando finalmente di “carichi sostenibili” di specie animali nei diversi territori; non delegare all’attività venatoria le azioni di controllo della fauna selvatica, ma prevedere la possibilità di istituire personale ausiliario; rafforzare l’autotutela degli agricoltori e garantire il risarcimento integrale dei danni subiti.

Task force interministeriale e ristori

Il Governo corre ai ripari annunciando ristori per il settore turistico delle zone interessate e una task force interministeriale che coinvolgerà i ministeri delle Politiche Agricole, Ambiente e Sanità e le Regioni interessate. Lo scorso 14 gennaio è arrivata un’ordinanza congiunta dei ministri della Salute Roberto Speranza e delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli per fermare la diffusione del virus con il divieto di ogni attività venatoria, salvo la caccia selettiva al cinghiale, nella zona infetta, individuata nell’area appenninica tra le province di Alessandria e Genova.

Le reazioni

“Bene l’ordinanza firmata dai ministri Patuanelli e Speranza. L’interesse fondamentale e assolutamente prevalente è quello di assicurare la massima tutela del patrimonio suinicolo nazionale”. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in merito all’ordinanza dei ministri delle Politiche agricole e della Salute. Resta tuttavia “il rammarico per un’emergenza che avrebbe potuto, con tutta probabilità, essere evitata”, afferma Giansanti.

“E’ importante la tempestiva adozione del provvedimento che consente alle attività produttive di continuare a lavorare in sicurezza, fornendo rassicurazioni in merito alle esportazioni”, è il commento del presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

La Peste Suina Africana – sottolinea la Coldiretti – può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per questi animali, ma non è, invece, trasmissibile agli esseri umani. “Siamo costretti ad affrontare questa emergenza perché è mancata l’azione di prevenzione e contenimento come abbiamo ripetutamente denunciato in piazza e nelle sedi istituzionali di fronte alla moltiplicazione dei cinghiali che invadono città e campagne da Nord a Sud dell’Italia dove si contano ormai più di 2,3 milioni di esemplari”, afferma Prandini nel sottolineare l’importanza, ora, “di vigilare oltre che sul piano sanitario anche contro le speculazioni di mercato a tutela degli allevatori e del sistema economico ed occupazionale”.

Foto: Pixabay