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Peste suina, Ue: Polonia e Repubblica ceca chiedono più impegno. Ok da Italia

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Un’azione più efficace contro la Peste suina africana, da accompagnare con procedure amministrative più semplici e il supporto al settore suinicolo. In occasione dell’ultimo Consiglio Agrifish Polonia e Repubblica ceca, si sono rivolti alla Commissione europea per richiedere maggiore impegno e coordinamento contro la malattia infettiva che sta mettendo a dura prova la suinicoltura europea. La proposta ha trovato una sponda in molti Paesi membri tra cui l’Italia: “Solo attraverso uno sforzo coordinato e congiunto tra Stati membri, Commissione e Consiglio si potranno ottenere risultati concreti nella lotta alla Peste suina africana, che rischia di dilagare in tutti i Paesi dell’Unione”, ha detto la ministra delle Politiche agricole alimentari forestali Teresa Bellanova.

Rivedere il cofinanziamento delle misure d’emergenza

Attualmente la Peste suina africana è una delle principali emergenze sanitarie animali a livello mondiale. Asia, Africa ed Europa sono i continenti in cui negli ultimi anni sono scoppiati dei focolai, tanto fra gli allevamenti suini quanto fra i cinghiali. In Europa la malattia colpisce prevalentemente i cinghiali e proprio la Polonia è tra i Paesi più esposti. Insieme alla Repubblica ceca, la delegazione polacca al Consiglio Ue dei ministri dell’Agricoltura ha illustrato una richiesta alla Commissione europea, ovvero di supportare ulteriori sforzi contro la diffusione della malattia infettiva.

Secondo i due Paesi la priorità va data agli allevamenti suini attraverso misure di biosicurezza per evitare il contagio. Queste regole – si legge nella dichiarazione ceco-polacca – sono in campo nell’Ue. Se sono applicate in maniera rigida e se il sistema di rilevamento precoce funziona al meglio, queste misure dovrebbero essere attenuate in caso di contagio fra i cinghiali solo laddove non ci sono focolai negli allevamenti suini. Bisognerebbe pertanto introdurre una forma di assistenza agli allevatori e alle industrie di trasformazione riducendo al minimo le limitazioni al commercio dovute alla diffusione della Peste suina.

Questo approccio dovrebbe essere accompagnato da una semplificazione amministrativa, sottolineano Varsavia e Praga. In particolare dovrebbe essere attenuato il sistema di cofinanziamento delle misure di emergenza poiché i Membri devono poter agire tempestivamente. Le procedure standard non sempre possono essere applicate perché i tempi che richiedono implicano dei rischi a fronte di condizioni molto difficili nelle quali si muovono gli Stati.

Dalla Cina stop all’import di carne suina tedesca

In Polonia, fra le aree critiche colpite dall’epidemia ci sono quelle al confine con la Germania, che a settembre ha segnalato il primo caso di Peste suina in un cinghiale. Di recente Berlino ha messo a punto un piano per il contrasto della patologia con la creazione di aree a contagio zero, circoscritte, per evitare la contaminazione degli allevamenti suini. La ministra della Salute tedesca Julia Klöckner, in conferenza stampa dopo il Consiglio Ue da lei presieduto, ha ricordato l’importanza, riconosciuta da tutti i Paesi Ue, di interrompere i contagi tra cinghiali e suini.

Il caso recente della Germania è emblematico dell’impatto dell’epidemia sul settore agroalimentare. Alla notizia del contagio tedesco, infatti, la Cina ha bloccato l’import di carne suina dal Paese europeo. Un duro colpo per Berlino, terzo partner commerciale della Cina nel comparto suinicolo. Una decisione che ha ripercussioni sugli equilibri degli scambi internazionali (probabilmente beneficerà Paesi come la Spagna) e sui prezzi. 

Proprio per limitare quanto più possibile la diffusione della malattia, e di conseguenza le ricadute sull’economia, di recente la Fao e l’Oie hanno lanciato un piano per il suo contrasto basato sulla prevenzione, la rilevazione precoce dei contagi e l’attuazione di misure anti-contagio. Sono le stesse azioni che devono caratterizzare l’approccio dell’Unione europea, come ribadito anche dalla ministra Bellanova a proposito della richiesta di Polonia e Repubblica Ceca: “Sono necessarie procedure semplificate, strumenti di rapido intervento e soprattutto un impegno concreto sulla prevenzione, perché solo attraverso efficaci misure preventive è possibile ridurre il rischio diffusione”.

Le due organizzazioni internazionali hanno rivolto, nei giorni scorsi, un appello a tutti gli Stati per partecipare all’iniziativa per il Controllo globale della patologia. I Paesi interessati dalla Peste suina sono più di cinquanta mentre dal 2016 sono otto milioni i capi persi per colpa del virus tra suini e cinghiali. In Italia c’è consapevolezza del rischio di introdurre l’infezione (oltre al fatto che dagli anni ’70 la stessa è presente in Sardegna). L’ha ricordato la ministra Bellanova nel Question time alla Camera dei Deputati del 4 novembre socrso. La titolare del ministero delle Politiche agricole ha ricordato la proposta, in accordo con il ministero della Salute, di un decreto-legge con cui definire l’adozione di un Piano nazionale che tenga insieme i piani regionali di gestione e controllo dei cinghiali per la prevenzione della Peste suina: “Occorre un’azione decisa, da assumere ora senza attendere l’arrivo dell’infezione: tentare di arginarla quanto è presente è impossibile”, ha detto Bellanova.

Foto: Pixabay