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Polli, tacchini e anatre: necessarie le quote per mantenere l’Ue competitiva

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carne avicola

Prelievi all’importazione e quote di importazione. Secondo uno studio condotto dal Wageningen University & Research centre di Wageningen (Paesi Bassi), per mantenere la competitività dei produttori comunitari europei di pollame e compensare la concorrenza sleale da parte dei Paesi Terzi è indispensabile che alle importazioni di pollame provenienti da questi ultimi vengano applicati prelievi all’importazione e quote di importazione.

 

I prelievi all’importazione si verificano quando il prezzo praticato all’interno della Comunità europea è superiore a quello d’entrata; le quote di importazione (definite anche contingenti di importazione) sono invece quel meccanismo che regola la quantità massima di un certo prodotto che può essere importata in un determinato periodo di tempo.

 

I ricercatori di Wageningen hanno analizzato le differenze nei costi di produzione del pollame (pollo, anatre e tacchini) e dei prodotti da essi derivati tra i Paesi dell’Unione Europea e i Paesi Terzi. E le conclusioni non lasciano spazio a dubbi: quote di importazione e prelievi all’importazione sono indispensabili per proteggere i Paesi dell’UE dai prezzi di produzione molto più bassi dei Paesi terzi, dovuti a una legislazione e a degli standard di produzione differenti.

 

I produttori di carne di pollame europei lavorano a elevati standard di normativa in materia di tutela ambientale, benessere degli animali e sicurezza alimentare: standard che danno vita a prodotti di alta qualità ma, al contempo, a prezzi non proprio economici. Le filiere produttive dei Paesi Terzi, invece, devono sottostare a standard qualitativi inferiori a quelli europei, e questo comporta una distorsione verso il basso dei costi a scapito delle imprese dell’UE. Se nell’Unione Europea il costo medio di produzione di un kg di carne di pollo, tacchino o anatra è pari a 166 centesimi di euro, in Argentina lo stesso kg di carne costa il 71% del prezzo UE, in Brasile il 72%, in Ucraina il 77%, in Usa l’80%, in Thailandia l’84% e in Russia il 92%.

 

Dal momento che nell’Unione Europea gli standard legati al benessere del pollame da allevamento sono in ulteriore crescita, spiegano i ricercatori dei Paesi Bassi, è quanto mai essenziale garantire una concorrenza leale tra l’UE e i Paesi Terzi affinché i produttori comunitari possano rimanere competitivi a livello globale.

 

Foto: Pixabay

Miriam Cesta