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Prandini: “Necessario investire in tecnologie per il rilancio del Paese in un’ottica di economia circolare

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Ettore Prandini è presidente di Coldiretti dal novembre del 2018. Tra emergenza Covid e nuovi scenari, nazionali e internazionali, il settore agricolo si trova davanti a sfide di grandi proporzioni. Dai rapporti di filiera al rilancio del Made in Italy, Mangimi & Alimenti ha raccolto il punto di vista della principale organizzazione delle imprese agricole italiane.

La crisi economica conseguente alla pandemia di Covid-19 si è abbattuta soprattutto sul fronte dei consumi. Per rilanciare l’intero settore agroalimentare ritiene possa essere utile un Patto di Sistema fra tutte le pedine della catena di valore finalizzato alla promozione del Made in Italy?

Con l’emergenza Covid più di 8 italiani su 10 (82%) cercano sugli scaffali dei supermercati e vogliono portare sulle tavole di casa i prodotti del vero Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro. Una tendenza confermata dal successo della campagna #mangiaitaliano promossa da Coldiretti e Filiera Italia che ha coinvolto industrie e catene della grande distribuzione ed i mercati degli agricoltori di Campagna Amica per promuovere le produzioni del territorio e combattere il fake food. I problemi pandemici che hanno portato all’interruzione delle catene di approvvigionamento, le difficoltà vissute in termini di mobilità delle merci e dei servizi, rendono strategico investire nel settore aumentando la capacità di resilienza delle filiere agroalimentari nazionali anche con interventi infrastrutturali per rilanciare la competitività del Paese con le risorse in arrivo dall’Europa. Serve un piano strategico per l’internazionalizzazione necessaria per sostenere la ripresa del Made in Italy nel mondo come abbiamo avuto modo di esporre al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Alcune recenti esperienze hanno segnato la strada degli accordi di filiera, la cui importanza è ampiamente riconosciuta dagli operatori di settore. Perché sono vantaggiosi e in quali comparti agro-zootecnici potrebbero risultare particolarmente efficaci?

Ci sono le condizioni per rispondere alle domande dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzione di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti. L’emergenza Covid sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime nel settore agricolo che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri. Una situazione che rende strategico il nuovo polo dei Consorzi agrari d’Italia (Cai) con la creazione di un’unica centrale di acquisto con economie di scala. Cai rappresenta anche un soggetto in grado di intervenire per salvare i grandi marchi alimentari italiani, come ad esempio il salumificio Ferrarini, per riorientarli verso la valorizzazione delle produzioni nazionali accelerando nel contempo l’internalizzazione del vero Made in Italy.

In Europa stanno procedendo i negoziati per la Pac post 2020. Come la strategia Farm to Fork, la nuova Politica agricola comune ha posto un accento sulla sostenibilità, ma anche su bioeconomia ed economia circolare. Quale contributo potrà arrivare dal settore primario italiano alla transizione green?

Occorre salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui, con l’emergenza Covid-19, il cibo ha dimostrato tutta la sua strategicità per difendere l’Europa dalle turbolenze provocate dalla pandemia che ha scatenato corse agli accaparramenti e guerre commerciali con tensioni e nuove povertà. Un obiettivo che può essere raggiunto solo garantendo un budget adeguato a sostegno degli agricoltori per fare fronte alle nuove sfide ambientali e climatiche e non dipendere dall’estero per cibo e bevande che sono diventani un elemento strategico per la ripresa economica dell’Ue. Quindi serve una Pac forte, semplice ed efficace e con risorse adeguate per garantire la competitività delle imprese e consentire di svolgere un ruolo essenziale nel presidio territoriale, nel contrasto alla crisi climatica e contro il dissesto idrogeologico. Nell’ambito del dibattito ancora aperto sul Quadro Finanziario Pluriennale è pertanto necessario superare lo storico squilibrio nei fondi europei assegnati all’agricoltura italiana che si colloca al primo posto della classifica europea per valore aggiunto ma è la meno sostenuta tra quelle dei principali Paesi europei dove in vetta alla classifica ci sono al primo posto la Francia, seguita da Germania e Spagna, mentre è fondamentale tenere conto delle differenze dei costi di produzione all’interno dell’Unione Europea per garantire la competitività delle imprese.

La ricerca può dispiegare il suo potenziale per un settore agroalimentare sempre più compatibile con la tutela dell’ambiente. Fra gli strumenti innovativi – ammesso che cambi il quadro legislativo di riferimento – quale spazio pensa potrebbero avere in Italia le nuove biotecnologie per il miglioramento genetico?

La Coldiretti ha siglato uno storico patto con la Società Italiana di Genetica Agraria (Siga) per una nuova genetica “green” capace di sostenere l’agricoltura nazionale, difendere il patrimonio di biodiversità agraria presente in Italia dai cambiamenti climatici e far tornare la ricerca italiana protagonista in questa fase 3 dopo l’emergenza coronavirus. Un accordo che punta a tutelare la biodiversità dell’agricoltura italiana e, al contempo, migliorare l’efficienza del nostro modello produttivo attraverso, ad esempio, varietà più resistenti, con meno bisogno di agrofarmaci e risvolti positivi in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale per far diventare l’Italia capofila in Europa nelle strategie del New Green Deal, in un impegno di ricerca partecipata anche da ambientalisti e consumatori. Proprio per coniugare le caratteristiche di produttività, di resistenza a patogeni e parassiti, di efficiente impiego delle risorse, con quelle di elevata qualità per il consumo e per la trasformazione, la ricerca agraria ha oggi a disposizione nuove tecnologie di miglioramento genetico che permettono di riprodurre in maniera precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale, raggruppate sotto la denominazione Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita). Tecniche che non implicano l’inserimento di Dna estraneo alla pianta. Per poter cogliere compiutamente queste nuove opportunità è necessario arrivare a una regolamentazione dei prodotti agricoli ottenuti da tali metodologie che oggi non trovano una adeguata collocazione a livello normativo comunitario. 

Anche il settore agro-alimentare-zootecnico sarà tra i beneficiari del Recovery Plan. Qual è la posizione di Coldiretti in merito al Piano Recupero e Resilienza che il governo sta mettendo a punto?

Abbiamo evidenziato per tempo alle autorità nazionali e comunitarie anche il rischio che le risorse disponibili per l’Italia da Recovery Fund possano rimanere in gran parte inutilizzate a causa dei limiti posti dalla normativa specifica a livello Ue in materia di concorrenza. Di fronte ad una situazione del tutto eccezionale c’è l’esigenza di una maggiore flessibilità per evitare di penalizzare le imprese e gli investimenti privati necessari per la tenuta economica ed occupazionale del Paese. Per questo vanno modificate le regole che pongono limiti di spesa agli aiuti di Stato per garantire sostegni adeguati alle imprese colpite dall’emergenza Covid ma anche per non vanificare i progetti strategici del Recovery Fund di cui il Paese ha bisogno anche nell’agroalimentare. Serve un impegno per l’innovazione con l’agricoltura 4.0 di precisione. Investire in tecnologie è fondamentale per il rilancio del Paese in un’ottica di economia circolare, dal settore della chimica verde alla valorizzazione di allevamenti e foreste per la produzione di biometano e biogas. Per lo sviluppo sostenibile dell’Italia come Coldiretti abbiamo ideato ed ingegnerizzato e poi condiviso con Anbi, Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti la messa in cantiere di una rete di circa mille laghetti nelle zone di media montagna da realizzare senza cemento e da utilizzare per la raccolta dell’acqua da distribuire in modo razionale in primis ai cittadini, quindi all’industria e all’agricoltura. Un progetto che può e deve essere sostenuto a livello nazionale e regionale, al pari del piano per lo sviluppo della zootecnia al Sud con una linea vitelli-vacche da latte e carne 100% Made in Italy che porterebbe nuove opportunità occupazionali. Sull’export va promosso un piano straordinario di internazionalizzazione con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy e per la stessa Italia, a partire da quei Paesi dai quali i flussi turistici sono storicamente più consistenti. Serve poi recuperare i ritardi strutturali e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo. Ma insostenibili ritardi riguardano anche le infrastrutture telematiche. Occorre che la fibra e tutti i servizi connessi cessino di essere uno slogan e siano portati nelle aree rurali a disposizione degli imprenditori agricoli. Salvatore Patriarca