Le condizioni meteorologiche in Sud America potrebbero influenzare il prezzo globale di cereali e farine di semi. Lo afferma in un’intervista a Feed Navigator Benjamin Bodart, analista della Crm, secondo cui se il tempo sarà cattivo in Brasile e Argentina, le quotazioni delle materie prime utilizzate per produrre mangimi sono destinate a crescere.
L’esperto precisa che nei prossimi dieci giorni, nelle regioni settentrionali e meridionali dell’Argentina il clima continuerà a essere secco, ostacolando la produzione di cereali. Nelle regioni centrali, invece, dove il clima è più mite, si prospetta un buon raccolto di mais e soia. Bodart evidenzia che anche le zone settentrionali e orientali del Brasile sono relativamente aride, e anche se sono previste precipitazioni, nelle ultime settimane le piogge sono state piuttosto basse. Se queste condizioni climatiche dovessero comprometterete la produzione di mais, il prezzo del cereale potrebbe salire.
Per quanto riguarda la soia, per il momento si prevede che la produzione dovrebbe raggiungere un valore record, attestandosi tra 103 e 106 milioni di tonnellate. Tuttavia, condizioni meteo critiche potrebbero danneggiare il raccolto e determinare un’impennata dei prezzi. “Se continueranno a persistere le alte temperature e l’assenza di precipitazioni – osserva l’analista -, in quei paesi potrebbe verificarsi una riduzione della produzione, che potrebbe determinare un rimbalzo dei prezzi di soia e della farina di soia”.
Bodart fa anche notare che il dollaro forte nei confronti dell’euro e della sterlina potrebbe rendere più costoso per i produttori europei di mangimi composti importare il legume e la farina di soia prodotti negli Stati Uniti. Ma precisa che le banche e gli investitori privati prevedono che euro e dollaro statunitense dovrebbero raggiungere un valore simile, per cui prima di trarre conclusioni affrettate occorre osservare gli sviluppi delle politiche monetarie. Infine, l’esperto osserva che il livello dei prezzi dei cereali potrebbe essere influenzato anche dalla riduzione della superficie coltivata con il grano invernale negli Stati Uniti, che durante gli ultimi decenni non era mai stata così bassa.
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