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Produzione uova, aumentano i consumi e migliora la vita degli animali. Tutti i dati del report Ismea

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Aumentano i consumi di uova e migliorano le condizioni di vita delle galline. Lo rivela l’ultimo report presentato da Ismea. La produzione italiana nel 2020 dovrebbe attestarsi su oltre 12,6 miliardi di uova, pari a circa 796 mila tonnellate di prodotto, per un corrispettivo di poco inferiore a 1,4 miliardi di euro per la sola parte agricola. La produzione nel 2020 è stata garantita da 41 milioni di galline ovaiole accasate in oltre 2.600 allevamenti, di cui 1.444 di grandi dimensioni (con più di mille capi). Diminuiscono gli allevamenti con ‘gabbie arricchite’, superati dagli allevamenti ‘a terra’.

Più nel dettaglio, secondo i dati registrati in Anagrafe Nazionale, nel 2020 il 49% dei capi in deposizione è allevato ‘a terra’, il 42% in allevamenti con ‘gabbie arricchite’, il 4% in allevamenti all’aperto e il 5% in allevamenti biologici. In Italia, così come in molti altri Paesi comunitari è da tempo in corso un processo di graduale contrazione dell’offerta di uova provenienti da allevamenti in gabbie arricchite. Nel 2020 la quota nazionale di uova provenienti da questo tipo di allevamento (42%) è largamente inferiore alla media europea (49,5%), e in contrazione del 41% rispetto al 2011 quando, in assenza di una normativa specifica, l’allevamento in gabbie rappresentava il 71%. La percentuale di allevamenti in ‘gabbie arricchite’ in Italia nel 2020, risulta in riduzione anche nel confronto con l’anno precedente, quando era del 45%. Rimangono invece meno del 10% i capi che passano parte della giornata all’aria aperta, contro una media europea del 18%. I capi allevati all’aperto sono circa tre milioni e mezzo e quasi due milioni di questi sono certificati come biologici, allevati quindi in maniera estensiva e alimentati esclusivamente con mangimi biologici. La regione più bio è l’Emilia-Romagna, dove nel 2020 erano presenti oltre 712 mila galline bio, pari al 10% degli oltre 7 milioni di capi allevati in regione. Segue il Lazio con quasi 390 mila capi bio e altri 580 mila capi allevati all’aperto (nel complesso circa il 50% dei capi totali allevati in regione).

Passando ai consumi, dai dati del bilancio di approvvigionamento si desume un incremento del consumo pro-capite nazionale annuo, che diventa di 13,8 Kg, corrispondente a circa 219 uova all’anno, fra consumo diretto e indiretto, (circa il 40% del prodotto è utilizzato nell’industria alimentare sotto forma di ovo-prodotti). Il consumo pro-capite del 2020 è il più elevato dell’ultimo quinquennio e superiore del 5,3% rispetto a quello del 2019 quando era di circa 208 uova pro capite l’anno. L’Italia è sostanzialmente autosufficiente nella produzione di uova, producendone un quantitativo adeguato a coprire l’intero fabbisogno nazionale, esiste tuttavia una quota di scambi con l’estero sia in entrata che in uscita. Si tratta per lo più di prodotto destinato all’industria di trasformazione.

Nel 2020, oltre all’aumento della produzione, si registra anche un aumento delle importazioni e una contestuale riduzione delle esportazioni, a conferma del più volte citato aumento del consumo interno. Il saldo della bilancia commerciale nel 2020 per le sole uova in guscio è in negativo per 30,3 milioni di euro (resta in positivo per i sottoprodotti dello sgusciato: +7,3 milioni di euro), in netto peggioramento rispetto al 2019, a causa della riduzione dei flussi in uscita (-11% in valore) e dell’incremento di quelli in entrata (+39% in valore). L’incremento delle forniture dall’estero è imputabile ai due principali fornitori: Spagna e Polonia, verso i quali gli esborsi del 2020 sono stati pari rispettivamente a +49% e +105%.

I prezzi medi delle uova italiane sono (insieme a quelli dell’Austria) i più elevati d’Europa, con livelli al di sopra della media europea del 43%, rivelandosi spesso superiori al doppio di quelli spagnoli.

Produzione e prezzi medi in Europa

Negli allevamenti dell’Unione Europea si stima che nel 2020 le galline ovaiole presenti siano circa 366 milioni per una produzione annua approssimabile a 7 milioni di tonnellate di uova. Di queste, circa 6,1 milioni di tonnellate sono destinate al consumo fresco, le restanti sono invece ‘uova da cova’. L’Italia si conferma nel 2020 il quarto produttore europeo, dopo Francia, Germania e Spagna per le uova da consumo. Le previsioni per il 2020 e il 2021 sono di una leggera espansione della produzione sul 2019 rispettivamente dello 0,5% e del 2,5%.

In particolare, nel 2020, Francia e Romania hanno rivisto al ribasso la stima di produzione (-3% e -5,7%), mentre Spagna e Germania confermano stime di espansione rispettivamente del 3,2% e del 2,4%, l’Italia prevede un leggero incremento della produzione (0,7%). Più ottimistiche le stime produttive per il 2021, che vedono un’espansione complessiva a livello europeo del 2,5% cui contribuirebbe soprattutto la ripresa prevista dalla Francia, che per il 2021 programma di incrementare le produzioni del 13,6%. In espansione anche le produzioni degli altri player nell’ordine dell’1%, ad eccezione della Polonia che prevede, anche per il 2021, un ulteriore ridimensionamento (-1,4%).

Sul fronte delle tipologie di allevamento, nel 2012 la normativa europea – in risposta alle istanze di una parte sempre più consistente di cittadini – ha abolito gli allevamenti in batteria indirizzando la produzione verso contesti in cui lo spazio a disposizione dei capi allevati fosse superiore a quello precedente e definendo requisiti minimi (gabbie arricchite). Nonostante questa spinta verso un progressivo maggiore spazio a disposizione dei capi, dopo diversi anni dall’entrata in vigore delle nuove norme, si osserva che di tutte le uova comunitarie, circa la metà ancora proviene da allevamenti in gabbia. Il 32% degli allevamenti europei è, invece, ‘a terra’, mentre il 18% dei capi allevati si trovano in allevamenti con annessi spazi all’aperto.

All’aumento della produzione in ambito europeo nel 2020 è corrisposto un ridimensionamento dei prezzi medi che ha interessato tutti gli Stati Membri. Anche a gennaio 2021 i prezzi medi europei delle uova risultano in evidente flessione (-11,1%) rispetto a gennaio 2020. Ad apportare il maggior peso negativo sono i valori della Francia, che in 12 mesi hanno perso oltre il 32%, del Belgio (-16,8%) e della Germania (-15,2). Anche in Spagna, dove i valori si attestano sul livello più basso in ambito europeo, i prezzi hanno segnato flessioni del 5,8%.

Foto: Pixabay