I prezzi sostenuti della carne e i grandi volumi di scambio per i prodotti della categoria proteine animali, tra cui carne, latticini e pesce, significano che la fattura globale delle importazioni alimentari – cioè, l’importo complessivo che tutti i paesi del mondo spendono in prodotti alimentari importati – supererà anche quest’anno, per il quinto anno consecutivo, i 1.000 miliardi di dollari. È uno dei dati che emerge dal rapporto semestrale della Fao, Food Outlook, e dall’aggiornamento mensile dell’Indice FAO dei Prezzi Alimentari.
Prezzi ancora freddi
Contemporaneamente, l’Indice FAO dei Prezzi Alimentari (FPI) ha registrato il sesto calo mensile consecutivo – il più lungo periodo di continuo declino nel valore dell’indice dalla fine degli anni ‘90 – con una media di 191,5 punti nel settembre 2014. Tra i sotto-indici, i prezzi dello zucchero e dei prodotti lattiero-caseari sono quelli che sono calati maggiormente, seguiti da quelli dei cereali e degli oli, mentre quelli della carne sono rimasti stabili. Anche se i prezzi della carne rimangono alti, si potrebbero stabilizzare: nel mese di settembre l’indice del prezzo della carne è rimasto 22 punti piú in alto rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, un massimo storico, ma ha registrato solo un leggerissimo aumento rispetto al mese di agosto (0,3 di punto), dopo mesi di aumenti costanti. L’Indice si basa sui prezzi delle cinque principali derrate commercializzate a livello internazionale. Mentre l’andamento dei prezzi di questi prodotti a livello macroeconomico sono un utile indicatore di tendenze globali e in grado di segnalare quando i prezzi alimentari al consumo potrebbero essere a rischio, non sono sempre direttamente rispecchiati nei mercati nazionali, regionali e locali.
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co.col.