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Raccontare il settore mangimistico

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Nelle settimane passate Assalzoo è stata protagonista di un servizio di Rai Parlamento dedicato al settore della mangimistica. Da presidente dell’Associazione ho avuto modo di seguire lo sviluppo di questo servizio per portare a termine la realizzazione del filmato andato in onda il 20 novembre. È stata un’occasione interessante di confronto con chi non è parte del nostro settore e osservava i passaggi del processo di produzione dei mangimi mostrando sorpresa nel conoscere la professionalità e l’efficacia di un sistema produttivo, come quello mangimistico, che noi nel nostro quotidiano diamo troppo spesso per scontato. E invece, provando a guardarlo con un minimo di distacco, emerge la ricchezza di un settore che davvero è al centro dell’intera catena agroalimentare dei prodotti di origine animale.

L’agricoltura – L’arrivo delle materie prime agricole. La scelta di esse. La selezione, l’analisi delle qualità. Si tratta di azioni per noi normali che esprimono un contatto diretto, reale con il settore primario. Il prodotto della terra diventa il primo elemento di trasformazione, il tassello su cui costruire l’evoluzione della conoscenza umana. Questo legame non va mai perso di vista. Mais, soia, frumento e tutte le materie prime che divengono parte essenziale del mangime sono l’ancoraggio naturale alla tradizione, alle ricchezze della terra, alla tipicità delle nostre produzioni alimentari.

L’industria – Alla materia così come è prodotta dalla terra si aggiungono l’ingegno, le tecniche, lo sviluppo della conoscenza, l’innovazione. E quindi i macchinari di trasformazione e l’intero processo produttivo. Il prodotto naturale si trasforma attraverso le dinamiche dell’industria, viene arricchito e migliorato. Perché questo fa l’industria, crea una sintesi nella quale vengono superate le mancanze di partenza. Abbiamo creato centinaia e centinaia di regimi alimentari diversi per garantire il massimo dell’efficacia nell’alimentazione degli animali allevati e il minimo dello spreco nell’uso delle risorse. E anche la stessa struttura moderna del mangimificio, i silos che si sviluppano in verticale, indicano proprio la razionalità di un procedimento, diviso per fasi e dove, in ogni fase, c’è un aggiunta, un miglioramento. Fino ad arrivare al prodotto finito, quel pellet concentrato di tecnologia ed efficienza.

Il prodotto – I tanti piccoli pellet all’apparenza uguali, ma in realtà formulati secondo una specifica finalità alimentare. Il prodotto, il pellet, è il risultato della mediazione mangimistica, della ricerca di esperti nutrizionisti, della trasformazione industriale degli ingredienti naturali. Tale trasformazione non significa di certo perdere naturalità, anzi. Il mais rimane mais, la farina di soia rimane farina. Al contrario, significa esaltarne le potenzialità, permettere di raggiungere il massimo del risultato a partire da quello che si ha a disposizione. La stessa forma del pellet è appunto pensata per evitare lo spreco. E di questa sostenibilità strutturale che caratterizza la mangimistica spesso noi stessi tendiamo a dimenticarci.

Il commercio – Agricoltura, industria, ma anche commercio. C’è anche questa fase nel settore mangimistico, perché il prodotto va venduto, va consegnato ai nostri clienti, agli allevatori. Agli animali che sono i nostri primi veri consumatori. Dico primi, perché il passaggio all’allevamento non è la conclusione della filiera, bensì l’inizio di un percorso che porta fino alle nostre tavole. Centinaia di prodotti che nascono dalle filiere zootecniche rappresentano la specificità della gastronomia italiana e ne caratterizzano nel senso più profondo anche la cultura, quel complesso legame tra tradizione, ambiente e stile di vita.

È facile notare quindi come sia l’intero processo economico dell’alimentare a essere coinvolto nel settore mangimistico (agricoltura, industria, commercio). Non solo l’industria, non soltanto l’alimentazione zootecnica. Ecco, di questa complessità e importanza dovremmo ricordarci più spesso noi mangimisti in primo luogo. E, allo stesso tempo, dovremmo sempre meglio imparare a raccontarlo, perché – al di fuori del nostro mondo – quello che facciamo è ancora troppo poco conosciuto.

Marcello Veronesi – Presidente Assalzoo