La legge che regola il settore degli organismi geneticamente modificati (Ogm) prevede norme troppo severe: vengono effettuati controlli approfonditi anche su prodotti a rischio basso o trascurabile. Lo sostengono, in un editoriale pubblicato sulla rivista Forbes, il fisico e biologo molecolare Henry I. Miller e l’avvocato John J. Cohrssen, ex consulente legale della Casa Bianca.
Secondo gli esperti, l’Epa (Agenzia di protezione ambientale) e l’Usda (Dipartimento dell’Agricoltura degli Usa) non avrebbero seguito le indicazioni fornite dal “Coordinated framework for the regulation of biotechnology”, che invitava le Agenzie regolatorie a verificare le caratteristiche di un prodotto, piuttosto che la tecnica attraverso cui è stato realizzato.
Durante gli ultimi decenni, l’Epa e l’Usda avrebbero finito per analizzare approfonditamente, caso per caso, migliaia di prodotti agricoli Gm a rischio basso o trascurabile. Questa procedura, che Miller e Cohrssen definiscono “errata e costosa”, avrebbe ostacolato lo sviluppo e l’accettazione di questa tecnologia. Inoltre, ne avrebbe impedito l’utilizzo in altri ambiti e avrebbe aumentato i costi del settore ricerca e sviluppo. Infine, avrebbe scoraggiato l’interesse degli imprenditori nei confronti di interi settori ritenuti, in passato, “promettenti”.
Il monitoraggio eccessivo delle tecniche d’ingegneria genetica avrebbe ostacolato lo sviluppo di un’elevata varietà di prodotti, che secondo gli esperti avrebbero potuto determinare benefici significativi alla comunità. Per esempio, gli Ogm potrebbero essere impiegati per contrastare gli insetti che trasmettono infezioni virali. Oppure, per garantire la sicurezza alimentare e combattere le carenze nutrizionali nei paesi in via di sviluppo. O ancora, per produrre semi capaci di assicurare buoni raccolti anche in condizioni climatiche difficili.
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