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Rese inferiori, inquinamento e prezzi più alti: gli effetti di un’agricoltura senza Ogm

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Impedire l’impiego degli organismi geneticamente modificati avrebbe effetti negativi sulla resa delle colture, sui prezzi degli alimenti e sull’ambiente. Lo sostengono, in uno studio che sarà pubblicato sulla rivista AgBioForum, i ricercatori della Purdue University di Lafayette (Usa), diretti dal professore di Economia agricola Wally Tyner. Gli esperti hanno deciso di valutare le conseguenze sull’economia degli Stati Uniti e sull’ambiente dell’eliminazione degli Ogm. “La nostra analisi non è a favore o contro gli Ogm – spiega Wally Tyner -. Intende solo rispondere a una semplice domanda: cosa succederebbe se non ci fossero?”.

Gli autori hanno esaminato i dati relativi a 18 milioni di agricoltori, provenienti da 28 diversi paesi, che nel 2014 avevano seminato con colture Gm circa 181 milioni di ettari di terreno. L’analisi ha permesso di calcolare che il mancato impiego degli Ogm ridurrebbe significativamente la resa delle colture negli Usa. In particolare, la produzione di mais sarebbe più bassa dell’11,2%, quella di soia del 5,2% e quella del cotone addirittura del 18,6%.

Secondo gli scienziati, gli effetti negativi dell’eliminazione degli Ogm non si fermerebbero qui. Per compensare la perdita produttiva, sarebbe necessario convertire in terreni coltivabili circa 102.000 ettari di foreste e pascoli negli Usa e circa 1,1 milioni di ettari in tutto il mondo. Di conseguenza, aumenterebbero anche le emissioni di gas serra e i danni arrecati all’ambiente

“Alcuni degli stessi gruppi che si oppongono all’utilizzo degli Ogm vogliono anche ridurre le emissioni di gas serra per diminuire l’impatto del riscaldamento globale – osserva Tyner -. Ma non è possibile ottenere entrambe le cose. Un importante strumento per ridurre le emissioni di gas serra prodotte dall’agricoltura è infatti rappresentato dall’impiego degli Ogm”.

Infine, il mancato impiego degli Ogm determinerebbe un significativo rialzo dei prezzi delle materie prime. Le quotazioni del mais salirebbero fino al 28%, mentre quelle della soia fino al 22%. Questo si ripercuoterebbe sul prezzo generale degli alimenti, che aumenterebbe dall’1% al 2%, o da 14 a 24 miliardi di dollari l’anno.

 

Foto: Pixabay

n.c.