In diverse circostanze soprattutto in un contesto socio-economico come quello che stiamo attraversando si sente parlare di ricerca, sviluppo ed innovazione. Si tratta di tre termini complementari che indicano uno scenario sempre diverso e complesso a seconda dei settori, delle realtà e dei contesti in cui si usano. Partendo da questi presupposti si è sviluppato il progetto FEEDNEEDS, un progetto di Grande Rilevanza Italia-Serbia, Finanziato del Ministero degli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale.
In particolare, Il progetto bilaterale “FEEDNEEDS” ha come obiettivo primario l’identificazione delle esigenze di ricerca del settore mangimistico in due realtà del panorama italiano e serbo. In questo contesto l’Institute for Food Technology, University of Novi Sad (FINS) e il Dipartimento della Salute, Scienze animali e sicurezza degli alimenti (VESPA) dell’Università degli Studi di Milano, hanno collaborato con le industrie mangimistiche di ciascun paese, insediate in due territori studio (quali soprattutto pianura Padana e Vojvodina). Durante il primo anno del progetto è stato possibile analizzare le problematiche relative il comparto mangimistico, a tal proposito sono stati esaminati i punti chiave della filiera produttiva come:
i) INQUADRAMENTO GENERALE AZIENDALE (anagrafica, dimensioni aziendali e profilo imprenditoriale);
ii) CARATTERISTICHE PRODUTTIVE E DI PROCESSO (tipologia di linea produttiva, utilizzo di materie prime, premiscele o prodotti finiti e inclusione di additivi, adozione controllo qualità e analisi dei rischi);
ii) R&S E INNOVAZIONE ( negli anni passati e nel prossimo futuro).
Nello specifico è stato ideato, e successivamente somministrato alle aziende, un questionario a risposta multipla e non solo, in grado di fornire uno spaccato della realtà produttiva e di ricerca e sviluppo nelle due regioni oggetto di studio. Al fine di definire un gruppo rappresentativo di aziende mangimistiche e delineare i punti chiave relativi il questionario, sono state organizzate visite di scambio. L’obbiettivo delle visite di scambio tra i due paesi è stato non solo definire concretamente la stesura del questionario, ma anche attuare un indagine seppur parziale per quanto riguarda il settore mangimistico Italiano e Serbo. Le attività del progetto si sono concretizzati in oltre 40 questionari raccolti e oltre 750 record analizzati per i due paesi. I dati raccolti sono stati elaborati in modo da ottenere statistiche descrittive, ed indicative del settore oggetto di studio.
Nello specifico i risultati ottenuti hanno indicato che in Serbia le industrie di settore, che hanno risposto ai questionari, sono condotte da uomini (100 %), seppur più giovani rispetto a quelle italiane. In Italia invece, in rapporto al genere, entrambi i sessi risultano rappresentati nelle direzione di aziende mangimistiche con il 60% per gli uomini e il 40 % per le donne. Il quadro del campione aziendale mostra inoltre come il settore mangimistico serbo sia di recente “fondazione” rispetto la realtà italiana (2000 vs 1984).
In entrambi i paesi produzione di mangimi si basa sull’utilizzo di materie prime, anche se le aziende italiane intervistate risultavano principalmente focalizzate sulla produzione di mangimi per ruminanti, mentre in Serbia le stesse risultavano per lo più basate sulla prodizione mangimistica per monogastrici, quali suini e avicoli. Un ulteriore elemento analizzato riguarda gli impianti. L’indagine infatti ha chiesto un elenco delle apparecchiature che caratterizzano gli impianti secondo una categorizzazione distinta in tre categorie: Low, medium, high. Con riferimento a questa categorizzazione il paese balcanico appare più omogeneo di quello italiano, con tutte le aziende che si sono definire “medium”, molto più omogenea la distribuzione delle aziende italiane che hanno risposto. Si tratta tuttavia di una categorizzazione empirica sviluppata sulla scorta di una domanda aperta che può essere stata sviluppata dagli intervistati in modo differente nelle due realtà, e all’interno delle stesse.
Considerando la ricerca e lo sviluppo nel passato (ultimi 3 ani), il 7 % delle industrie italiane intervistate non ha pianificato/sviluppato progetti per la ricerca e lo sviluppo, mentre per la Repubblica Serba tale percentuale ha raggiunto il 47%. Da segnalare però che in entrambi i paesi sono state sviluppate attività informali di ricerca e sviluppo: ovvero attività spesso senza un budget dedicato o un progetto formale riferito all’innovazione sia di processo che di prodotto (Figura 5). Quando è stato chiesto quale fosse l’obiettivo principale delle attività di R&D oggi, le risposte sono state molto diverse. Il 64 % delle aziende italiane che hanno risposto al questionario hanno menzionato come oggetto di ricerca e sviluppo i “processi industriali”, mentre l’82 % delle attività di R&D per la Serbia sono focalizzate sullo sviluppo di “nuovi prodotti”.
Aumento della qualità dei prodotti, la ricerca di nuovi mercati e la riduzione del consumo energetico sono essenziali per la R&D per entrambi i paesi, in un prossimo futuro. Intuitivamente i fattori che possono determinare tali scelte sono innumerevoli, seppur la maturità del mercato italiano così come il contributo all’economia dell’agricoltura ed allevamento in Serbia, siano da considerare forse gli elementi dio maggior rilievo. Un’ulteriore differenza nei due paesi sono stati i principali difficoltà incontrate nell’avviare o mantenere un’attività di ricerca e sviluppo in azienda. Costo elevato per l’innovazione, il lavoro documentale e la burocrazia per l’Italia (soprattutto qual ora vi sia accesso ad aiuti), la burocrazia e la mancanza di incentivi statali per le aziende serbe, sembrano essere i principali ostacoli alla concretizzazione di idee di innovazione nelle due realtà. Così, seppur lo studio possa rappresentare uno spaccato parziale del settore, si può concludere che in entrambi i paesi, il settore mangimistico sta vivendo un periodo di transizione complesso ed articolato e vi è una notevole incertezza su come le diverse criticità, siano esse interne o contestuali nei diversi ambiti, potranno influenzare l’innovazione nelle due regioni nei prossimi anni.
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Luciano Pinotti (Aspa)