100 miliardi di dollari: è questo l’investimento che la comunità scientifica statunitense dovrebbe fare nei prossimi 10 anni nell’ambito della sicurezza alimentare ed energetica. In particolare, i maggiori sforzi economici dovranno essere indirizzati al finanziamento della ricerca sulle piante. Ad affermarlo sono Wolf Frommer della Carnegie Institution for Science (Washington, Usa) e Tom Brutnell del Donald Danforth Plant Science Center (St. Louis, Usa) che, in un articolo d’opinione apparso sulle pagine di The Scientist, hanno paragonato l’importanza della risoluzione del problema della sicurezza alimentare ed energetica a quella della promessa che fece John Kennedy di portare l’uomo sulla luna, un progetto che richiese un anno e che costò 24 miliardi di dollari.
Secondo i due esperti la questione assume ancora più importanza alla luce del rapido aumento della popolazione mondiale. “Oggi ci troviamo di fronte a nazioni in crescita ed economicamente indipendenti, economie globali ad alta intensità energetica e importanti variazioni climatiche globali che rappresentano la tempesta perfetta per l’agricoltura – spiegano Frommer e Brutnell -. La ricerca sulle piante ha ricevuto fondi inadeguati per decenni e si prevede che i finanziamenti verranno ridotti”. Una tendenza esattamente inversa rispetto a quanto auspicato dagli esperti del settore, che ne hanno discusso recentemente in occasione del Fascination of Plants Day.
Secondo Frommer e Brutnell la ricerca scientifica mirata all’aumento delle rese delle coltivazioni e all’ottenimento di varietà resistenti ai patogeni è l’unica strada per fronteggiare le previsioni della Fao, secondo cui nel 2012 circa 920 milioni di persone non avranno a disposizione abbastanza cibo per garantirsi l’apporto calorico giornaliero raccomandato. Non solo, la Fao stima che entro il 2050 la produzione di cibo dovrà aumentare del 70%.
I due esperti hanno sottolineato che la ricerca sulle piante aiuterebbe anche a risolvere problemi ambientali ed energetici di altro tipo, permettendo di ottenere varietà che necessitano di quantità inferiori di fertilizzanti e di acqua o specie da cui ottenere biocarburanti ecosostenibili. Non meno importante il risvolto sociopolitico: tutte queste innovazioni, infatti, permetterebbero di aumentare la stabilità politica e sociale dei paesi in via di sviluppo. “In un mondo sovrappopolato e con risorse di cibo limitate saremo inevitabilmente testimoni di instabilità sociale e, potenzialmente, di guerre per il cibo e per il clima – proseguono Frommer e Brutnell -. Gli Stati Uniti devono cogliere ora l’opportunità di costruire grazie alla sua grande forza in agricoltura e invertire la tendenza attuale a ridurre le spese e gli investimenti”.
Se sono queste le preoccupazioni di chi vive oltreoceano, in Italia la situazione appare ancora più critica. Proprio durante il Fascination of Plants Day Martin Kater, coordinatore della giornata, ha sottolineato che “l’Italia fa un’ottima ricerca, ma investe troppo poco nella ricerca di base in Biologia Vegetale rispetto ad altre nazioni europee”. Un esempio? Germania, Francia e Regno Unito investono in questo settore il doppio del Prodotto interno lordo (Pil) italiano.
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Silvia Soligon