di Clara Fossato, portavoce di Cibo per la Mente
L’innovazione tecnologica deve essere una delle priorità dell’agricoltura, per accelerare il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati da Agenda 2030. È questo uno dei messaggi emersi chiaramente durante il G7 Agricoltura che si è svolto a Siracusa sotto la Presidenza italiana. Nel comunicato adottato i ministri dell’Agricoltura hanno infatti evidenziato come “per ottenere un’agricoltura e sistemi alimentari più resilienti e sostenibili sia fondamentale promuovere e incoraggiare la collaborazione e l’impegno intersettoriale nella scienza, nell’innovazione e nello scambio di conoscenze, nonché consentire agli agricoltori di attuare efficacemente pratiche sostenibili per un migliore adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici. Ci impegniamo ad ampliare l’accesso alla scienza e a tutte le forme di innovazione, a rimuovere le barriere nelle infrastrutture e nell’istruzione e a migliorare la qualità degli alimenti”.
Definire l’innovazione e la ricerca come un elemento imprescindibile per il futuro del nostro settore è un’eccellente conferma della strada che la politica ha finalmente deciso di intraprendere, un approccio che guarda con fiducia alla scienza invece che farsi guidare da elementi che potremmo definire “emozionali”. Innovazione significa ottimizzare i processi a favore di tutte le dimensioni della sostenibilità e, in questo senso, le tecnologie emergenti come l’Intelligenza Artificiale e l’agricoltura 4.0 rappresentano soluzioni per produrre di più con meno risorse, al pari delle Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA).
Il ruolo che possono avere gli strumenti tecnologici per affrontare e vincere le sfide dell’approvvigionamento di cibo e il contrasto ai cambiamenti climatici è stato messo in luce durante il G7 da numerose associazioni che fanno parte del nostro network di Cibo per la Mente, le quali hanno sottolineato l’urgenza di investimenti adeguati. La filiera agroalimentare italiana sottolinea da tempo che puntare con determinazione sulle TEA sia la chiave per ottenere produzioni in grado di rispondere alla scarsità idrica e agli stress ambientali e biotici e al tempo stesso garantire maggiori rese più produttive e sostenibili. Da qui l’appello a portare avanti la sperimentazione in campo come via per esplorare concretamente le potenzialità del miglioramento genetico.
Su questo aspetto arrivano ottime e confortanti novità. È notizia recente, infatti, che a Verona ha preso il via la prima sperimentazione in campo a livello europeo di una varietà di vite resistente a peronospora, ottenuta grazie alle nuove tecniche genomiche. Il progetto è portato avanti da un gruppo di ricerca dell’Università di Verona e ha l’obiettivo di ridurre l’utilizzo di fitosanitari necessari per la difesa dei vigneti. Questa iniziativa segue quella sul riso resistente al brusone lanciata da Vittoria Brambilla e dall’Università di Milano in un campo di Pavia, che nonostante gli atti vandalici proseguirà anche per il secondo anno. Il nostro settore non può che accogliere con favore l’intraprendenza dei nostri ricercatori, che pone l’Italia all’avanguardia in Europa nella sperimentazione in campo delle TEA.
Il percorso intrapreso è indubbiamente virtuoso, anche perché, oltre a vite e riso, si profila all’orizzonte anche la sperimentazione di una varietà di pomodoro resistente al parassita orobanche. Portare lo straordinario know how dei ricercatori italiani dal laboratorio al campo deve essere una priorità e il nostro auspicio è che questo sia solo l’inizio. In occasione dell’evento di presentazione del progetto sulla vite, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha dichiarato la volontà del Governo di sostenere gli sforzi della ricerca nel settore primario, ha promesso un rinforzo ai finanziamenti e ha espresso la volontà di battersi a livello europeo a favore di un quadro normativo comunitario adeguato in materia di tecniche genomiche dell’innovazione. Questo impegno si sta traducendo anche nei fatti e, anche per questo, l’emendamento dello scorso luglio che proroga e amplia la sperimentazione per tutto il 2025 è un’opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire.
Per arrivare a una sintesi tra sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale non si può prescindere da innovazione e ricerca: è un messaggio che Cibo per la Mente esprime chiaramente da anni e che, finalmente, anche le istituzioni che si sono riunite a Siracusa hanno definitivamente abbracciato.