L’Obiettivo numero due dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile richiede di “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”. Uno degli attori titolati ad agire per centrarlo è certamente la Fao. Tuttavia il traguardo sembra essere ancora lontano, come ha ricordato il direttore generale dell’agenzia delle Nazioni Unite Qu Dongyu nel corso della 46a sessione del Comitato per la Sicurezza alimentare mondiale. I progressi per eliminare la fame nel mondo entro il 2030 si stanno riducendo e quindi è necessario “proporre nuove idee e intraprendere iniziative più coraggiose”. Lo sforzo collettivo richiesto è notevole ma la sfida può essere vinta se “collaboriamo mano nella mano”, ha aggiunto Qu Dongyu richiamando il progetto recente Hand-in-Hand.
L’iniziativa si basa su interventi su misura da parte di entità più grandi e forti a favore di quelle più piccole e deboli come gli Stati insulari in via di sviluppo, quelli senza sbocco sul mare e gli Stati meno abbienti. A tenersi mano nella mano sono i Paesi donatori e quelli beneficiari, il settore privato e le organizzazioni non governative. Tutti i Paesi e le parti interessate – ha aggiunto il direttore generale – devono “fare progetti più ampi, intervenendo in modo più concreto e mirato”.
Investimenti mirati in agricoltura
La collaborazione tra governi, privati e società civile è uno dei tratti caratteristici dell’azione del Comitato per la Sicurezza alimentare mondiale, che offre una piattaforma su cui definire strategia e linee guida su questi temi. L’ultima sessione è dedicata principalmente proprio all’approvazione di un nuovo programma di lavoro quadriennale. Tra i programmi approvati in passato ce n’è uno che riguarda il settore primario dal momento che l’eliminazione della fame entro il 2030 richiede un aumento degli investimenti in agricoltura. Sono i principi per gli Investimenti responsabili nel sistema agroalimentare: riconoscere e rispettare i diritti umani è il punto di partenza per definire il modo in cui gli investimenti possono contribuire alla sicurezza alimentare. I dieci principi, definiti nel 2014, riguardano l’intero settore, dalla pesca alla zootecnia, lungo tutta la catena del valore:
– contribuire alla sicurezza alimentare e alla nutrizione;
– contribuire allo sviluppo economico sostenibile e inclusivo e all’eliminazione della povertà;
– promuovere l’uguaglianza di genere e il ruolo della donna;
– coinvolgere e dare maggior potere alle giovani generazioni;
– rispettare la terra, le risorse ittiche, le foreste e l’accesso all’acqua;
– conservare e gestire in maniera sostenibile le risorse naturali, aumentare la resilienza e ridurre il rischio di disastri naturali;
– rispettare cultura e tradizioni, supportare diversità e innovazione;
– promuovere la sicurezza e la salubrità del settore agroalimentare;
– incorporare strutture di governo, processi e gestione dei reclami trasparenti e inclusivi;
– promuovere la responsabilità e valutare l’impatto degli investimenti.
Nel 2022, in occasione della sessione del Comitato per la Sicurezza alimentare mondiale di quell’anno, si farà il punto della situazione dell’applicazione di questi principi.
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