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Soia statunitense, vendite trainate da export in Cina

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Anche nel 2017 il mercato della soia statunitense sarà trainato dalle vendite in Cina. Tuttavia, potrebbe subire un battuta d’arresto a causa dell’aumento della forza del dollaro Usa, dell’eventuale indebolimento dei rapporti commerciali tra Stati Uniti e Cina e della crescita della produzione del legume in Sud America. È quanto emerge da un editoriale pubblicato sul sito AgWeb, secondo cui circa la metà delle esportazioni di soia statunitense finiscono in Cina. Si tratta di una quota equivalente a un terzo della soia prodotta negli Stati Uniti.

Il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense (Usda) stima che nella stagione 2016/17 le esportazioni di soia raggiungeranno i 2,05 miliardi di bushel, il 5,9% in più rispetto alla stagione precedente. L’incremento dovrebbe essere guidato dall’aumento della domanda di semi di soia in Cina e dall’incremento dell’impiego della farina di soia per l’alimentazione di suini e pollame. Tuttavia, l’andamento delle esportazioni potrebbe risentire del dollaro forte, che ha raggiunto il livello più alto registrato a partire dal 2003. La crescita del valore della moneta statunitense, infatti, ha rafforzato la vendita della soia argentina e brasiliana, le cui esportazioni risultano più conveniente.

Secondo gli analisti, le vendite del legume in Cina dipenderanno anche dal modo in cui i rapporti commerciali tra gli Stati Uniti e il Paese asiatico si evolveranno, in seguito al cambio al vertice delle istituzioni americane e all’entrata in carica del neo-Presidente Donald Trump. Inoltre, l’Usda evidenzia l’esistenza di un ulteriore fattore d’incertezza: gli incentivi per espandere la coltivazione di soia in Cina. Un aumento della produzione interna potrebbe, infatti, comportare una riduzione delle importazioni dagli Stati Uniti.

 

Foto: Pixabay

red.