Il futuro che attende la zootecnia italiana riserverà maggiore riguardo al benessere animale e alla sostenibilità, in linea con il nuovo corso della politica agricola che l’Unione europea sta tracciando con il Green Deal e anche con la Pac post 2020, al quale si affianca il Piano Ripresa e Resilienza a cui sta lavorando il governo. Delle sfide che gli allevatori hanno di fronte, in un periodo ancora condizionato dall’impatto della pandemia, si è parlato agli “Stati generali della zootecnia. Nuovi obiettivi per la produzione primaria di qualità”. L’evento online delle Fiere zootecniche internazionali di Cremona lo scorso 5 dicembre.
L’accento su sostenibilità e benessere animale è stato posto dalla ministra delle Politiche agricole alimentari forestali Teresa Bellanova con riferimento alle politiche europee e ha trovato eco negli interventi di altri due relatori dell’evento di Cremona. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha parlato di questi due elementi in termini di qualità della vita dei capi allevati, di cibo sano e sicuro che viene fornito agli allevamenti. Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori italiani, ha invece sottolineato il ruolo dell’innovazione per la transizione verso la sostenibilità.
“La vera sfida – ha detto Bellanova – è come riusciremo a raggiungere gli obiettivi previsti dal Piano strategico, che nel settore zootecnico, più di ogni altro settore, devono coniugare sostenibilità economica, ambientale e sociale. Farm to Fork ci dice che dobbiamo ridurre le emissioni e gli antibiotici del 50%. Questo risultato può essere raggiunto solo migliorando l’organizzazione dei servizi di assistenza tecnica ed integrando le informazioni disponibili nelle banche dati sanitarie e zootecniche”.
Secondo le disposizioni della strategia Farm to Fork la Commissione Ue valuterà la normativa sul benessere animale per allinearla alle ultime evidenze scientifiche, per applicarla in maniera più ampia e in modo più semplificato. La Commissione, inoltre, si occuperà anche di etichettatura in questa materia. Come ha ricordato Bellanova la Germania, presidente di turno dell’Ue, vuole portare la Commissione a redigere una proposta di regolamento su un sistema di etichettatura unitario per i Paesi membri. “Siamo impegnati per anticipare questa tendenza, perché il tema del benessere animale condizionerà sempre più le scelte dei consumatori”, ha evidenziato la ministra.
Poter disporre di regole comuni a livello sovranazionale è importante per evitare che le prescrizioni di Bruxelles divengano secondo Bellanova non “un aumento degli oneri a carico degli allevatori” bensì “opportunità di crescita per il settore, soprattutto attraverso la maggiore valorizzazione delle produzioni”.
Unire gli aspetti della sostenibilità al rilancio produttivo
Le conseguenze della pandemia sul settore agroalimentare hanno spinto gli operatori del settore a lavorare per filiere più corte, “una lezione preziosa”, ha detto Bellanova in vista della definizione del Piano Strategico per la Pac post 2020. Valorizzare le filiere significa inoltre dare peso, allo stesso tempo, alla qualità e alla sicurezza alimentare, alla sostenibilità ambientale, alla redditività delle aziende e alla tutela del lavoro.
Rilanciare le produzioni nazionali e il Made in Italy, un obiettivo largamente condiviso dagli operatori del settore, significa anche difenderle. Le battaglie condotte contro la cosiddetta ‘fake meat’ o per l’etichettatura fronte-pacco lo dimostrano. Le ha ricordate Giansanti che ha individuato nelle campagne di informazione ed educazione alimentare una contromisura nei confronti dell’appropriazione delle denominazioni dei prodotti di origine animale per alimenti ‘veg’.
Una delle filiere su cui si sono soffermati i partecipanti dell’evento online è stata quella lattiero-casearia, che ha subito un contraccolpo significativo dalla pandemia di Covid-19. Questo segmento è emblematico della contingenza che ha attraversato il settore agroalimentare, caratterizzata da prezzi volatili e crisi dei consumi, e di cui ancora sconta le conseguenza. Su questo si è soffermato Franco Verrascina, presidente di Copagri: “Alla luce dell’attuale situazione dei mercati diventa prioritario puntare sulla programmazione, tenendo sempre ben presente che l’unica strada per tutelare il prezzo del latte alla stalla passa necessariamente da un Programma di Responsabilità di Mercato da attuare a livello comunitario, coinvolgendo tutte le realtà produttive con il fine di evitare le sovrapproduzioni, andando al contempo ad anticipare e a contrastare le crisi di mercato che si profilano all’orizzonte”.
Gli allevatori meritano tutela, secondo Verrascina, rispetto a un possibile crollo dei prezzi della materia prima per la filiera della trasformazione casearia: “È inaccettabile che si continui a produrre senza avere certezze sul prezzo del latte, lasciando ai produttori il rischio di pagare le eventuali difficoltà del mercato”.
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