La coltivazione di mais Bt dolce, una varietà migliorata per rendere resistente all’attacco della larva della piralide (Ostrinia nubilalis), consente di ridurre l’uso di insetticida. È quanto dimostra uno studio comparativo condotto da Anthony Shelton della Cornell University e presentato sul Journal of Economic Entomology che ha messo a confronto il risultato, in termini di resa, ma anche di “inquinamento” prodotto dall’uso di sostanze chimiche per fronteggiare la formazione delle larve.
La larva di questa farfalla causa infatti, nei soli Stati Uniti e Canada, danni per miliardi di dollari ogni anno. Il mais Bt-176 si difende producendo una proteina tossica per questi insetti, chiamata Cry1Ab. La proteina si lega a specifici recettori presenti nell’intestino della piralide, provocandone la morte. A guidare il processo due geni che sono stati inseriti nella varietà modificata. Gli scienziati hanno condotto una sperimentazione in tutti gli Stati Uniti, testando la pianta in diverse aree con climi differenti, New York, Minnesota, Maryland, Ohio e Georgia.
Il risultato ha evidenziato il risparmio, in termini ecologici, del mancato uso di insetticidi. Nelle coltivazioni nello Stato di New York, spiega Shelton, il mais Bt ha avuto il 99-100% di spighe commercializzabili senza bisogno di alcun trattamento, contro il 18% del mais non-Bt dopo 8 trattamenti, fino al 6% delle piante che non avevano ricevuto alcun farmaco. Secondo Shelton, rispetto alle critiche mosse dagli ambientalisti e da quanti vedono nella modificazione genetica dei vegetali, che “l’uso di piante Bt potrebbe ridurre significativamente l’uso di insetticidi convenzionali e ridurre i rischi professionali e ambientali che derivano da un uso intensivo di insetticidi”.
Foto: Pixabay
Red.