Un team di scienziati russi ha sviluppato una nuova generazione di fertilizzanti a basso impatto ambientale. Questi composti sono basate sull’impiego di materiali biodegradabili che si decompongono sotto l’influsso della microflora e determinano un lento e graduale rilascio del concime nel suolo. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Agricultural and Food Chemistry dai ricercatori della Siberian Federal University di Krasnojarsk (Russia), coordinati da Tatiana Volova, che spiega: “Il punto chiave per lo sviluppo di questi farmaci è la presenza di materiale ecologico e biodegradabile. Abbiamo sviluppato e implementato la tecnologia per la sintesi dei poliesteri biodegradabili di origine microbiologica, che risulta efficace come materiale per i prodotti destinati ad applicazioni biomediche, e successivamente abbiamo verificato i modelli della loro decomposizione nel suolo e in altri ambienti”.
Per realizzare i nuovi fertilizzanti, gli scienziati hanno utilizzato un polimero biodegradabile chiamato poli 3-idrossibutirato (P3HB) insieme con la farina di legno e il nitrato di ammonio. Hanno poi pressato il composto e formato tavolette che sono state utilizzate per fertilizzare alcuni campi di grano. Per provocarne la decomposizione, gli studiosi hanno aggiunto altro nitrato di ammonio. L’esperimento ha dimostrato che il nuovo materiale ha fertilizzato il suolo a un tasso relativamente stabile per due mesi o anche di più. Gli scienziati hanno quindi misurato l’efficacia del composto confrontandola con quella del fertilizzante tradizionale. Hanno così scoperto che il grano che aveva ricevuto il concimante a rilascio lento era più alto e superava di quasi un quarto la biomassa del frumento coltivata con l’aggiunta del fertilizzante normale.
Gli esperti spiegano che il vantaggio delle formulazioni di fertilizzante a rilascio lento è che restano sepolte nel terreno insieme ai semi e il concimante rimane efficace durante i primi tre mesi di crescita dei vegetali. L’uso delle formulazioni a rilascio lento, spiegano gli autori, potrebbe “ridurre le quantità di sostanze chimiche rilasciate nell’ambiente, diminuirne l’accumulo nelle catene alimentari degli ecosistemi e mitigare i loro effetti negativi sulla biosfera”.
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