La crisi non è passata, ma i segnali di ripresa cominciano a farsi sentire per il settore del pet-food. E sono soprattutto i Paesi emergenti a stimolare la domanda. Lo confermano i dati provenienti dal mercato a livello internazionale che vale quasi 94 miliardi dollari e che nel 2012 è cresciuto del 2,55%. Un incremento reso possibile anche grazie alle buone performance delle “nuove economie” che compensano in parte le difficoltà interne dei Paesi occidentali. Dai dati che emergono dall’analisi del settore, in Europa, mettendo insieme nutrizione, cura e accessori degli animali, il 2012 ha fatto registrare un aumento significativo del 3,1%. In Italia, solo il segmento alimentare per gatti raggiunge quota 932,2 milioni di euro, sopravanzando di oltre 200 milioni quello per dedicato al segmento dei cani. In calo i volumi, compensati dalla crescita totale del valore (+2,1%). Nella commercializzazione si evidenziano due dati in controtendenza: i petshop specializzati fanno registrare valori invariati, con un minimo decremento, mentre le catene compiono un balzo in avanti con +12,4% delle vendite. Per le spese di mantenimento gli italiani spendono, secondo Euromonitor, circa 30 euro mensili. Ammonta a 100 euro all’anno, invece, la spesa di 7 italiani su 10 per farmaci e visite veterinarie.
La tendenza alla ripresa è segnalata anche da indicatori socio-demografici. Il Rapporto Eurispes certifica il “valore sociale” degli animali da compagnia: il 55% degli italiani vive con un animale. Guidano la classifica, a poca distanza gli uni dagli altri, cani e gatti, che occupano una quota del 55% e del 49% sul totale degli “amici” domestici. Da notare anche una sempre più diffusa compresenza delle due specie sotto lo stesso tetto. I gatti, invece, vincono in quanto a presenza plurima di esemplari. In Italia la popolazione canina, stima Euromonitor, ammonta a circa 7 milioni di esemplari, 7 milioni e mezzo sono i gatti. La parte residuale è composta da uccellini, roditori, altri piccoli animali. Fa registrare un incremento significativo la presenza di pesci, 30 milioni di esemplari, trainata da una buona performance dell’acquaristica. In tutto, secondo Euromonitor, sono 1,8 milioni di piccoli mammiferi, a cui appartengono conigli e roditori, quasi 1,4 milioni i rettili (tartarughe, serpenti e iguane), 13 milioni gli uccellini.
Numeri confortati anche dai sondaggi. L’ultimo evidenzia come la tendenza felina stia facendo breccia soprattutto nel cuore delle donne. Lo rivela un’indagine dell’associazione animalista Brooke che ha coinvolto 2.000 donne britanniche. E così si scopre che il 90% di chi possiede un cane o un gatto è convinto dell’importanza che la loro presenza abbia per l’equilibrio domestico e che avere un animale da compagnia abbia effetti positivi e reali sulla psiche. Opinioni positive che non cambiano se vengono rilevate nella popolazione in generale: la maggioranza, l’84%, pensa che “i cani e i gatti aiutano a stare meglio”, il giudizio dell’81% è che “danno molto, senza nulla chiedere in cambio”, l’80% conclude che “tengono davvero compagnia”. Per il 70% gli amici a quattrozampe “sono veri e propri componenti della famiglia”, mentre il 65% li definisce “di grande aiuto nei momenti difficili”. Ma a tenere banco è anche una passione che a volte “compensa” e “supera” le difficoltà emotive e affettive. Sempre secondo i dati raccolti dall’associazione gli animali da compagnia sono ritenuti presenze importanti e fonte di “benessere”. Influenzano gli stili di vita – si pensi all’opportunità di fare movimento per portare a passeggio il cane – e li migliorano. Il giudizio sui valori connessi alla presenza degli animali da compagnia non muta se viene rilevato nella popolazione italiana: i connazionali associano alla presenza degli amici con coda parole come “vita buona”, salute, sicurezza, vita priva di sprechi, tesa al risparmio, cura della persona e dei desideri personali, armonia con la natura, amicizia, tempo libero. Ma restano le preoccupazioni legate alla sicurezza alimentare. Un esempio arriva dagli Stati Uniti.
Per la prima volta, la Food and Drug Administration sta mettendo a punto delle misure ad hoc per la sicurezza degli alimenti destinati agli animali da compagnia. Regole che andranno a incidere sul sistema produttivo e sono finalizzate a proteggere tutti gli alimenti di origine animale da batteri patogeni, sostanze chimiche e altri contaminanti. Il provvedimento mira per la prima volta a disciplinare nel dettaglio le procedure per prevenire le malattie a trasmissione alimentare: buone pratiche di produzione e correzione tempestiva di problemi e criticità. “A differenza delle misure di salvaguardia già in atto per proteggere gli alimenti umani, al momento non ci sono regolamenti che disciplinano la sicurezza della produzione della maggior parte dei cibi di origine animale”, ha detto Daniel McChesney, che per la FDA si occupa di Medicina Veterinaria e tutela della salute animale, spiegano gli obiettivi della regolamentazione.
E in Europa? In Gran Bretagna, una donna su dieci dichiara di amare l’animale domestico di più del compagno e di ritenerlo degno di maggiori dedizione e attenzione. Ma c’è di più: in un terzo dei casi, l’amico a quattro zampe è anche la “spalla” su cui piangere in caso di lite con il fidanzato. Un amore generoso, che non manca di contribuire a riempire le tasche degli avvocati: il 38% delle donne del campione, infatti, si dice pronta, in caso di separazione del partner, a iniziare una dura battaglia per ottenere la custodia dell’animale.
Nessuna meraviglia, quindi, se, come sottolinea il tabloid ‘Daily Mail’ online, l’81% delle inglesi considera il ‘pet’ una parte della famiglia da avere sempre vicino. Nel cuore e anche sulla pelle, dato che ben il 14% delle intervistate ha dichiarato di stare pensando persino a un tatuaggio sulla pelle col nome dell’amico domestico. Non minore è l’influenza che gli amici animali esercitano nella scelta del partner: per le single, nel 40% dei casi sarebbe un problema fidanzarsi con un uomo che non sia in grado di amare il loro quadrupede.
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Cosimo Colasanto