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Terreno, cosa fare per mantenerlo in salute

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La salute del suolo è la continua capacità del terreno di funzionare. Ad affermarlo è Ray Archuleta, agronomo del Natural Resources Conservation Services (NRCS), che spiega cosa fare per prendersi cura del suolo. L’esperto afferma che non basta ruotare o modificare le colture, per ottenere la massima produttività dal terreno occorre prendere in considerazione sette indicatori:

– la sua sostanza organica – l’insieme dei composti organici, di origine animale e vegetale, che vi sono presenti;

– la struttura e la stabilità degli aggregati che costituiscono;

– la sua porosità – il volume degli spazi vuoti del terreno, che influenza direttamente la dinamica della fase liquida e di quella aeriforme nel terreno e, indirettamente, la fertilità chimica;
– il ciclo nutritivo che lo caratterizza;

– le infiltrazioni d’acqua e la capacità di trattenerla;

– la presenza di forme vita, come i lombrichi;

– la sua capacità di respirare.

Per comprendere le condizioni del suolo, l’agronomo consiglia di utilizzare una sonda per estrarre un campione di terreno e verificare, innanzitutto, la difficoltà con cui lo strumento entra nel terreno. Se lo fa con facilità, significa che il suolo contiene infiltrazioni d’acqua. Se la zolla è ricca di lombrichi e di altre forme di vita, vuol dire che il suolo è vivo e in salute.

“Il suolo è vivo e va rispettato”, spiega Archuleta, secondo cui il terreno rappresenta molto più che un ambiente in cui far crescere le piante: è un sistema vivente. Per proteggerlo, l’esperto suggerisce di non mettere in pratica tre tipi di comportamenti dannosi, che spesso vengono attuati nel corso delle normali operazioni agricole:

– abuso di pesticidi e fertilizzanti chimici, che possono influenzare negativamente la biologia del suolo;

– lavorazione e compattazione del suolo, che possono alterarne il naturale equilibrio;

– pascolo eccessivo e mancanza di biodiversità: il terreno, come le persone, ha bisogno di variare la “dieta” con colture diverse per restare sano. “Bisogna nutrire il terreno con una diversa rotazione delle colture, concime e carbone”, conclude Archuleta.

Foto: © Andrey Kuzmin – Fotolia.com

Nadia Comerci