È più vicina al traguardo la realizzazione dell’hamburger con carne coltivata in laboratorio, il cui “prototipo” è stato presentato nel 2012. Ad annunciarlo, in un’intervista rilasciata a FeedInfo da Mark Post, lo scienziato olandese che con il suo team sta mettendo a punto questo hamburger ribattezzato dalla stampa “Frankestein burger”. Secondo Post “ci vorranno altri 1-2 anni prima di presentare la prossima versione di carne di manzo coltivata con il grasso, una buona composizione di proteine, un colore naturale e valore nutritivo”. La versione precedente, presentata Londra, infatti, era composta da fibre, ma era priva di grassi. Ciò non aveva mancato di scatenare le polemiche per quella che da molti viene considerata una “creazione” contro natura e pericolosa per la salute.
Post difende il suo operato: “La carne coltivata – è la sintesi del suo pensiero – è sostenibile, perché non deriva da animali allevati, è etica perché permette di sfamare miliardi di persone, è ecologia, perché non inquina”. Per Post la rivoluzione è senza precedenti: “Nutriremo la carne e non gli animali”. Il team olandese dice di essere pronto a commercializzare il primo “hamburger” con sapore e valori nutritivi identici a quelli derivati dagli animali entro 3-4 anni. Ma prima ci sarebbero da superare due ostacoli: eliminare il siero fetale, proprio di origine bovina, che serve a far crescere e moltiplicare le cellule in laboratorio. L’altro scoglio da superare è l’accettazione da parte dei consumatori. Alcuni sondaggi, citati da Post, sembrano rassicuranti: tra il 50 e il 60% della popolazione britannica e olandese sarebbe disponibile a consumare carne coltivata. Punto di forza, secondo gli scienziati, della commercializzazione sarebbe l’assenza di rischi sanitari di un prodotto controllato e non esposto a fattori ambientali: malattie, processi industriali e altre fonti di contaminazione.
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Cosimo Colasanto