Il crescente interesse per i processi di digestione anaerobica nelle aziende zootecniche sta stimolando lo studio di modelli più efficienti per il settore. In particolare, gli approcci attuali cercano di esaminare le diverse variabili, a livello locale e globale, per la sostenibilità dei processi produttivi. Uno studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology Bioenergy e condotto dai ricercatori dell’Università di Bangor in Gran Bretagna e del Thünen Institute in Germania suggeriscono che l’equilibrio ambientale generato dalla digestione anaerobica delle piante in azienda è fortemente legato al tipo di materia prima utilizzata e alla gestione del digerito dopo il processamento.
Lo strumento, chiamato LCAD, permette di calcolare il bilancio ambientale di diverse miscele di materie prime e la progettazione delle opzioni di gestione dei derivati della digestione anaerobica secondo vari parametri: emissioni di gas serra, inquinamento dell’aria e dell’acqua, esaurimento delle risorse. Lo strumento è attualmente disponibile sul sito Defra website. I benefici ambientali della digestione anaerobica applicata alle aziende lattiero-casearie includono, quindi, una riduzione delle emissioni di gas serra dovute allo stoccaggio e alla gestione del letame, la produzione di fertilizzanti e le emissioni dovute a combustibili fossili. In particolare il modello permette di stabilire l’utilizzo e la varietà di alimenti, come erba e mais, per bilanciare le variazioni stagionali nella composizione del letame, la disponibilità di rifiuti e l’uso di materiale digestato come bio-fertilizzante.
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