di Lea Pallaroni, Direttore generale Assalzoo
Su iniziativa del senatore Patrizio La Pietra, sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf), è stato istituito un tavolo di filiera per l’avicoltura. Si tratta di una scelta importante che riconosce il valore di un settore primario dell’agroalimentare italiano. Peraltro, l’unico settore zootecnico nel quale la nostra produzione riesce a soddisfare completamente il consumo nazionale e ad essere un esportatore netto e unico settore, è bene sottolinearlo, senza aiuti specifici all’interno della PAC.
Questo tavolo è un ulteriore passo nel cammino di valorizzazione del prodotto italiano, intrapreso alla guida del Masaf dal Ministro Francesco Lollobrigida, come dal senatore La Pietra e dall’intera squadra ministeriale. A questo impulso iniziale, che ha visto protagonista il mondo avicolo, ha poi fatto seguito alla fine di luglio anche l’attesa convocazione del Tavolo della filiera cerealicola. Altro settore strategico nel panorama agroalimentare italiano, dove però assistiamo a una produzione nel suo complesso molto al di sotto delle nostre esigenze di consumo interno. È perciò auspicale che, dopo questa prima riunione, faccia seguito la consapevolezza della necessità di elaborare con urgenza strategia complessiva che sappia affrontare la complessità del sistema agro-zootecnico-alimentare italiano e che sia in grado di costruire un vero e proprio Piano Strategico Nazionale necessario ad affrontare le criticità delle filiere, soprattutto a dare risposte concrete per garantire sicurezza al nostro grado di autoapprovvigionamento alimentare, aumentando al tempo stesso la presenza dell’eccellenza del food Made in Italy nel mondo.
Alla convocazione di questi due primi tavoli è pertanto auspicabile faccia seguito anche quella di altre importanti filiere dell’agro-zootecnica italiana tra le quali, per il settore zootecnico, quella bovina, da latte e da carne, quella suina e quella dell’acquacoltura, e per le produzioni vegetali serve convocare al più presto tavoli specifici per le singole varietà cerealicole tra le quali ha oramai assunto un’urgenza prioritaria il “Tavolo maidicolo”. Un tavolo fondamentale per affrontare e risolvere i gravi problemi che sono alla base di un vero e proprio crollo della produzione del primo cereale italiano che ha da sempre una funzione strategica per tutte le nostre produzioni zootecniche, e del quale non produciamo nemmeno il 50% delle nostre necessità per il consumo interno.
Il mais è un cereale da cui dipende il destino di tutta la nostra zootecnia e che, per tale ragione, rappresenta la matrie prima di base della produzione mangimistica italiana che costituisce il motore da cui prende avvio l’intera filiera agro-zootecnica-alimentare. Una filiera con una dimensione economica rilevantissima di cui Assalzoo, attraverso la presentazione del Primo Rapporto della Feed Economy, ha voluto cercare di identificare il valore che, per il l’economia del nostro Sistema Pase, vale oltre 130 miliardi euro, esclusa la distribuzione, l’Horeca e l’intero comparto della ristorazione.
Ebbene dietro, o per meglio dire alla base, di questo rilevante settore economico nazionale, di cui la mangimistica italiana rappresenta la prima forza propulsiva, c’è proprio la produzione italiana di mais. Senza la maiscoltura crollerebbe l’intera impalcatura della zootecnia nazionale, con particolare riferimento a quella legata ai marchi tutelati delle nostre tante eccellenze alimentari, da cui dipendono non solo le nostre produzioni, e un’importante fetta del nostro PIL, ma anche centinaia di migliaia di posti di lavoro, la salvaguardia del nostro territorio e, soprattutto, la capacità di garantire un indispensabile minimo grado di sovranità alimentare al nostro Paese.
Per questa ragione il tavolo di filiera mais diventa una priorità strategica per il nostro sistema agro-zootecnico-alimentare, che non è più rinviabile, per affrontare in modo concreto e urgente le problematiche di un settore che altrimenti rischia nel giro di poco tempo di scomparire dalla geografica agricola italiana. In venti anni abbiamo assistito, inspiegabilmente inermi, allo smantellamento di una superfice coltivata per la produzione di granella di mais superiore ad una regione grande come l’intera Liguria.
Occorre ribadire che sicurezza e sovranità alimentare procedono di pari passo nel presupposto che ci sia alla base una produzione nazionale delle materie prime necessarie su cui poter contare. Ebbene, in questo senso, il mais italiano è diventato oggi una priorità assoluta.