Lo scorso mese di settembre Eric Lambin, uno dei principali consulenti scientifici della Commissione Europea, ha rilasciato un’intervista per l’European Science-Media Hub sulla sua visione per un consumo sostenibile di cibo nell’UE. L’articolo affronta diverse sfide interessanti, ma il titolo era chiaramente sensazionalista: Lambin è a favore di una tassa per i “grandi consumatori di carne rossa”.
Non è la prima volta che si legge di una proposta del genere: nel 2020 un’organizzazione non governativa olandese chiamata Tapp Coalitie aveva presentato la stessa idea, con l’intenzione di ispirare la Strategia Farm to Fork dell’Unione Europea. Tuttavia, l’esperienza proprio di Farm to Fork ci ha insegnato che lanciare campagne basate su slogan nel settore agricolo senza un’adeguata valutazione dell’impatto porta inevitabilmente a un punto morto: come chiede la FEFAC, la federazione di produttori di mangimi europei, Eric Lambin ha condotto uno studio approfondito sull’argomento prima di avanzare una tale proposta? Lo European Livestock Voice, il collettivo di associazioni europee che si occupano di salute degli animali, mangimi, selezione e allevamento, ha individuato quattro specifici motivi per opporsi all’idea semplicistica di una “tassa europea sulla carne rossa”.
Le tasse sui prodotti di consumo quotidiano hanno un cattivo track record
Una tassa sulla carne avrebbe principalmente lo scopo di scoraggiare i consumatori dall’optare per i prodotti a base di carne. L’imposizione di tasse su cibi di consumo quotidiano non ha mai avuto un buon track record in termini di efficacia. La carne è un bene di consumo essenziale; la sua domanda non è elastica rispetto alle fluttuazioni dei prezzi.
Una tassa sulla carne non aiuterebbe le famiglie a basso reddito a fare scelte alimentari migliori
Gli economisti e i ricercatori sottolineano che le scelte limitate che le famiglie a basso reddito affrontano già spesso significano che non possono rispondere a una tassa sui prodotti sostituendo con una scelta alimentare più sana.
L’Europa non è una singola e omogenea pianura, abbiamo bisogno sia di coltivatori che di allevatori
Oggi il 29% delle terre agricole in Europa è costituito da terre marginali dove sarebbe praticamente impossibile e estremamente costoso, dal punto di vista ambientale e climatico, coltivare colture arative.
Come possiamo difendere l’export del problema verso paesi terzi?
Una tassa del genere sicuramente porterebbe la nostra produzione ad essere rilocata in paesi terzi. In un momento in cui l’Europa sta sempre più cercando accordi commerciali bilaterali, come riusciremo a convincere i produttori di pollame brasiliani ad accettare una tassa retroattiva?