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Usa, previsti al ribasso prezzi ed export di soia per tensioni su mercati e febbre suina

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Prezzi bassi, acri di piantagioni meno estesi e calo dell’export. Saranno queste le tendenze del mercato della soia negli Stati Uniti se le condizioni odierne dovessero mantenersi nei prossimi anni. Le previsioni sono contenute nel report di Rabobank, una società specializzata in analisi di mercato nel settore agroalimentare. Le variabili che influenzano l’andamento della coltura sono le tensioni sui mercati, le incognite sulle relazioni commerciali con la Cina e la diffusione della febbre suina africana che nel Paese asiatico sta decimando gli allevamenti. Il risvolto positivo però c’è e riguarda – come ha sottolineato uno degli esperti a FeedNavigator – la domanda dei prodotti di soia come farina e olio.  

Prezzi e acri  

La relazione di Rebobank si basa su un modello che copre un periodo di dieci anni messo a punto come strumento per valutare il mercato delle commodities. L’export della soia dagli Stati Uniti, tra i principali produttori al mondo, è prevista sotto i due miliardi di bushel. Su questa stima pesano la domanda più contenuta della coltura dalla Cina e la continua diffusione della febbre suina africana. Tuttavia – si legge nel report – la produzione americana non diminuirà perché i raccolti aumenteranno mantenendo le scorte a livelli rilevanti. “In questo contesto sfavorevole, i produttori di soia, i rivenditori, gli esportatori saranno spinti a generare profitto. In ogni caso i prezzi di soia in forte ribasso e la buona domanda di farina di soia manterranno i margini dei crusher della soia a livelli significativi”. 

Secondo il modello – come spiega uno degli analisti Stephen Nicholson a FeedNavigator (fonte dei dati seguenti) – è la situazione del commercio internazionale, più che la malattia animale, ad avere un peso maggiore sull’andamento dei prezzi della soia. Nei prossimi dieci anni questi resteranno inferiori ai 9,6 dollari al bushel.  

La contrazione delle piantagioni è legata alla perdita del mercato della soia cinese: il calo previsto è di circa 7 milioni di acri. Tuttavia, alla luce dei trend precedenti della produzione e le anticipazioni sui raccolti, le scorte restano a un livello che supera i 700 milioni di bushel.  

Domanda di carne sosterrà comunque produzione di soia 

Il risvolto positivo di questa situazione – spiegano ancora gli analisti – riguarda la lavorazione della soia, la farina e l’olio che se ne possono ricavare. Un fattore che sostiene il crush della soia è la domanda mondiale di proteine animali, come ricorda Nicholson: “Fintanto che le economie sono in buona salute, con più persone che entrano nella classe media, la domanda di proteine animali globalmente resterà sostenuta e gli Stati Uniti sono ben posizionati per far fronte a questo bisogno”.  

Le attese sulle esportazioni di pollame, maiale e manzo sono molto buone, sempre nell’ottica di far fronte alle richieste di proteine animali. E la produzione avicola e suinicola aiuterà a supportare, in particolare nel mercato interno, la domanda di farina di soia. A seguito della diffusione della febbre suina africana, anche la Cina avrà bisogno di una fonte diversa di proteine animali. Sebbene questa fonte non dovesse provenire dagli Usa, potrebbe provenire da altri Paesi ai quali comunque gli Stati Uniti forniranno la soia.

 

Foto: Pixabay

redazione