In passato le infezioni di origine alimentare erano per lo più collegate al consumo di prodotti di origine animale crudi. Oggi, invece, il 33% dei casi derivano dall’assunzione di prodotti vegetali. Lo afferma Mike Doyle, Direttore del Centro per la sicurezza alimentare dell’Università della Georgia di Griffin (Usa), che mette in guardia dagli agenti patogeni che potrebbero essere presenti e nelle insalate in busta, negli spinaci e nei germogli di soia.
Secondo l’esperto, durante gli ultimi dieci anni in America sono aumentati i casi di contaminazione alimentare causati da ortaggi e frutta fresca come melone, spinaci crudi, succo di carota, noci, germogli di soia, peperoni jalapeno, pomodori e insalate in busta. Doyle spiega che quando i prodotti vegetali come la lattuga vengono tagliati, i batteri possono raggiungere il tessuto vegetale e nascondersi al suo interno, in modo che il lavaggio non permette di eliminarli. “Non si riesce a sbarazzarsene – osserva l’esperto -. L’industria alimentare vende miliardi di sacchetti di insalate preconfezionate all’anno, ma raramente si sente parlare di focolai d’infezione. Tuttavia, quando ciò accade, le conseguenze possono essere gravi”.
Il dottor Doyle sostiene che un quarto delle infezioni sono provocate dalle verdure a foglia verde, che possono essere contaminate in diversi modi. “Gli animali potrebbero avere batteri nocivi nell’intestino e farli arrivare alle colture attraverso la concimazione – prosegue lo specialista -. Ma anche le persone infette possono trasmetterli, se non si lavano le mani prima di tagliare le verdure”.
L’esperto sottolinea che la cottura accurata della carne permette di uccidere i batteri nocivi, mentre questo non avviene con la frutta e le verdure servite a crudo. “Se i prodotti si possono cucinare va tutto bene – afferma Doyle -. A casa mia prima di mangiare la lattuga togliamo gli strati esterni, poi laviamo le mani e infine la tagliamo. In questo modo è molto più sicuro consumarla”.
Foto: © pure-life-pictures – Fotolia.com
redazione