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Green Deal europeo, come costruire un piano trentennale

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La presentazione del Green Deal da parte della Commissione europea ha suscitato diverse reazioni tra i rappresentanti del settore agricolo e zootecnico. Fefac, la Federazione europea dei Produttori di mangimi, ha sottolineato il suo impegno in linea con quello definito dalla Commissione. Copa-Cogeca, l’organizzazione che riunisce gli agricoltori e le cooperative agricole europee, si è detta pronta a dare il suo contributo ma ha evidenziato una serie di criticità relative al bilancio, alla relazione tra Green Deal e Pac, alle innovazioni tecnologiche e all’uso dei pesticidi.  

Il settore primario è solo uno dei comparti che saranno interessati dalla nuova strategia per un futuro più sostenibile dell’economia europea. L’orizzonte è il 2050, un lungo termine nel quale applicare un piano trentennale per fermare i cambiamenti climatici, adottare un modello di economia circolare, tutelare la biodiversità, promuovere un uso efficiente delle risorse. L’Unione Europea ha l’ambizione di essere il primo continente a emissioni zero entro il 2050.  

Per realizzare questa transizione, a partire dal prossimo marzo, l’Ue lavorerà alla roadmap con proposte su atti legislativi concreti come la legge europea sul clima o la strategia ‘Dal produttore al consumatore’ per una politica alimentare sostenibile.

Una Carta per la sostenibilità

Di fronte alla strategia della Commissione Fefac ha ricordato di essere già in prima linea per la sostenibilità. Sono notevoli gli investimenti in ricerca e sviluppo per soluzioni animali innovative, così come perdurante è il contributo per la promozione dell’economia circolare e per la tutela dell’ambiente. Grazie alle conquiste del progresso scientifico e tecnologico sarà possibile intensificare ulteriormente le azioni della mangimistica per un ciclo dei nutrienti più efficiente, per ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la biodiversità. A giugno, inoltre, Fefac adotterà la Carta della sostenibilità dei mangimi

Anche gli agricoltori e le coop sono chiamati a dare il loro contributo e Copa-Cogeca ha reso nota la sua posizione. L’organizzazione si dice pronta a “fare la propria parte e a sostenere una visione ambiziosa” tuttavia fa notare che bisogna tener conto delle istanze dei tantissimi agricoltori scesi in piazza nelle ultime settimane in diversi Paesi per chiedere “politiche coerenti, un reddito decente e la fine di una ingiusta rappresentazione del settore agricolo”.  

La posizione di Copa-Cogeca è dunque condizionata: “Più che apportare risposte, il Green Deal europeo suscita interrogativi fra gli agricoltori europei. Avere una visione per l’Europa sul cambiamento climatico è obbligatorio, ma dovrebbe trattarsi di un progetto concreto e realistico”. Per il buon esito del Green Deal non si potrà prescindere dal modello agicolo a carattere familiare in Europa. Solo così si potranno centrare gli obiettivi fissati dalla roadmap.

Investimenti e tecnologia

Tra i punti critici sottolineati dal sindacato ci sono le questioni relative ai finanziamenti del Green Deal. In che modo – si chiede l’organizzazione – il bilancio europeo, a fronte dei tagli previsti, potrà sostenenere il piano per l’ambiente, la Pac e la strategia ‘Dal produttore al consumatore’ e come il piano si rifletterà sulla prossima Pac 2021-2027 se “non sappiamo neanche quali siano i criteri di approvazione”, dice Copa-Cogeca.  

I rilievi mossi riguardano inoltre le nuove tecnologie, se includeranno anche quelle di costituzione, bloccate dalla Corte di Giustizia; se la Commissione consentirà la diffusione delle ‘tecnologie digitali’ se solo la metà delle aree rurali in Europa può accedere alla banda larga. Infine – chiede l’organizzazione degli agricoltori e coop europei – come si potrà ridurre l’uso di pesticidi e fertilizzanti se nel piano non è definita una lista di alternative credibili.

 

Foto: © mozZz_Fotolia.com

redazione