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Prevenzione delle contaminazioni da micotossine nel mais: quali prospettive ?

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A conclusione del Progetto di ricerca MICOPRINCEM, finanziato dal Ministero dell’Agricoltura (MIPAAF), sono stati recentemente presentati (28 maggio) i risultati finali con alcune interessanti ricadute di ordine pratico sul tema del controllo delle micotossine nei cereali.

È opportuno ricordare l’importanza delle micotossine, che rappresentano nella realtà italiana e internazionale i principali e più diffusi contaminanti, in grado di esercitare un ruolo sempre più rilevante nel commercio delle commodity di interesse mangimistico e tale da determinare l’esclusione di taluni areali dopo annate meteorologiche favorevoli alle muffe. A tale proposito, in ambito nazionale si ricordano le elevate contaminazioni da aflatossine in alcune regioni nel 2003 e nel 2012, da DON nel 2013 in Centro Europa o, nello stesso anno, da ocratossina A in Nord America per citare solo alcuni casi recenti.

La ragionevole certezza di poter reperire sul mercato materie prime caratterizzate da bassi livelli di contaminazione è quindi di primaria importanza; in altri termini il rischio di incorrere in contaminazioni inaccettabili nel breve periodo, ad esempio con effetti negativi sulla salute degli animali allevati, o nel medio periodo, ad esempio sul formaggio in stagionatura, sono diventati uno degli elementi salienti che conducono a privilegiare fonti e areali di approvvigionamento o forniture soggette all’origine a particolari controlli o modalità di produzione.

In questo contesto appare sempre più difficile vedere le materie prime di largo impiego mangimistico come delle commodities indistinte, quanto come delle specialties ottenute ricorrendo agli strumenti disponibili e necessari per ridurre la probabilità di incorrere in elevate contaminazioni e più in generale per aumentare il valore d’uso in relazione alla trasformazione.

In questa direzione il progetto MICOPRINCEM ha permesso di porre in luce e di ribadire l’importanza della prevenzione, ovvero di quegli interventi volti a ridurre lo sviluppo e la crescita delle muffe tossigene e, quando possibile, della lotta integrata che combina la prevenzione con i metodi di difesa diretta.

È proprio sulla difesa diretta che si intende ora fare un rapido quadro dei risultati e delle prospettive.

In primo luogo, nel mais, occorre ricordare che fino ad oggi non sono registrati fungicidi specifici per il controllo delle muffe tossigene del genere Fusarium, Aspergillus e Penicillium similmente a quanto avviene da diversi anni sui cereali vernini, per i quali la disponibilità di questi permette in molti casi di poter contare su uno strumento efficace nel ridurre dal 30 al 70% la contaminazione da DON. D’altra parte si affaccia ora la possibilità anche per il mais di potere impiegare fungicidi sia per la difesa della foglia, dalla campagna di semina 2013, sia della spiga, probabilmente dalla campagna di semina 2015. Nel Progetto è stato possibile analizzare l’efficacia di una miscela di azoli nel controllo degli ammuffimenti della spiga e in particolare della fusariosi della spiga. I risultati ottenuti hanno evidenziato in un ampio intervallo di distribuzione una certa efficacia del fungicida e la possibilità di applicarlo assieme al trattamento estivo contro la piralide verso il termine della fioritura. In questo caso, che è quello consigliabile perché non si aumentano i costi di distribuzione, l’efficacia del controllo delle muffe nei confronti del marciume rosato, causato da Fusarium verticillioides e F. proliferatum, è aumentata con riduzione della contaminazione da fumonisine.

Nell’ambito del Progetto sono state avviate indagini esplorative sulle cosiddette “tossine emergenti”; sono queste molecole con azione più o meno tossica prodotte dalle muffe già conosciute e produttrici delle micotossine attualmente normate o da altre specie fungine. Tra le numerose micotossine emergenti, ne sono state individuate oltre 300 (!); in particolare una desta attenzione. Si tratta della moniliformina prodotta da Fusarium proliferatum e subglutinans, in particolar modo il primo è assai frequente nelle granelle di mais prodotte in Nord Italia. I dati ottenuti evidenziano una diffusione rilevante e tale da interessare una gran parte dei lotti commerciali esaminati. Al momento attuale non ci sono limiti o valori indicativi di tolleranza delle contaminazioni nei mangimi, ma in questa fase di studio emerge un elemento di sicuro interesse: i fattori ecologici e agronomici che ne determinano in larga parte la contaminazione sono i medesimi che influenzano la presenza delle fumonisine. Pertanto tutte le misure operative poste in atto per ridurre queste ultime (anticipo delle semine, controllo della piralide, raccolte tempestive) sembrano efficaci anche nei confronti della moniliformina.

Pertanto al fine di ottenere della granella di mais con contenuti ridotti di micotossine, si ricorda l’importanza di mettere in atto una serie di misure semplici e coerenti. Infatti, alcune delle misure, anche quelle di efficacia elevata, acquistano un rilievo molto maggiore se inserite in un complesso organico di misure preventive e per il controllo diretto, ovvero in percorsi produttivi che includano la lotta integrata. Tali percorsi sono riportati in tabella 1 al fine di controllare al meglio le aflatossine e in tabella 2, per le fusarium tossine; si tratta in sintesi di una sequenza di pratiche colturali atte a ridurre la probabilità di elevate contaminazioni di cui si fornisce, per quanto possibile, l’interpretazione del processo.

Tra le prospettive di ordine agronomico una possibile strategia, utile negli ambienti fertili e irrigui soggetti a forte rischio di contaminazione da fumonisine, è stata valutata la possibilità di impiegare ibridi di mais a ciclo medio-precoce ma coltivati con elevati investimenti colturali. In recenti esperienze, investimenti con circa 10 piante/m2 e interfila ridotta hanno permesso di ottenere produzioni di granella dell’ordine di ibridi a ciclo pieno ma, grazie ad una maturazione veloce ed anticipata, di ottenere granella con contenuti in fumonisine più contenuti. Più in generale le numerose ricerche hanno ancora una volta confermato che le colture di mais poste nelle condizioni di esprimere un’alta produzione, sono caratterizzate da una presenza di tossine in genere più contenuta.

Tabella 1. AFLATOSSINE nel mais: sintesi del percorso produttivo

Agrotecnica e stadio colturale

Strategie e azioni per il controllo

Scelta ibrido, avvicendamento, lavorazione del suolo

 

Scelta opportuna del ciclo dell’ibrido in relazione ai probabili stress. Privilegiare gli avvicendamenti dopo una coltura che lascia pochi residui. Interrare i residui colturali con le lavorazioni.

Semina

 

Attuare una semina primaverile tempestiva con investimenti contenuti in caso di probabili stress idrici. Applicare concime fosfo-potassico localizzato. In caso di probabili attacchi da ferretto e diabrotica (se in monosuccessione) impiegare geodisinfestanti alla semina.

Insediamento

(3-6 foglie)

 

Curare un adeguato diserbo. Intervenire tempestivamente con le concimazioni azotate in copertura e procedere con una sarchiatura/rincalzatura.

Pre levata

(7-10 foglie)

 

Completare la concimazione azotata in copertura evitando apporti carenti. Possibile distribuzione del fungicida per la difesa della foglia.

Fioritura

 

Evitare stress idrici fornendo apporti idrici adeguati. Possibile distribuzione del fungicida per la difesa della foglia. Terminata la fioritura si apre la finestra utile per il trattamento insetticida contro la piralide. Per le seconde semine intervenire contro la piralide.

Maturazione lattea e cerosa

 

Per le fioriture precoci alla maturazione lattea si chiude la finestra utile per il trattamento insetticida contro la piralide. Evitare stress idrici fornendo apporti idrici adeguati.

Maturazione

 

In ambienti soggetti a ricorrenti contaminazioni da aflatossine e in annate a rischio la raccolta deve essere effettuata con umidità della granella al 22-24% e comunque non inferiore al 20%.

In ogni ambiente, completata la maturazione non lasciare per tempi prolungati il mais in campo, soprattutto quando le temperature sono elevate





Tabella 2. Fumonisine, DON e Zearalenone nel mais: sintesi del percorso produttivo

Agrotecnica e stadio colturale

Strategie e azioni per il controllo

Scelta ibrido, avvicendamento, lavorazione del suolo

 

Privilegiare ibridi con ciclo colturale tale da assicurare maturazioni non tardive e rapide. A parità di ciclo preferire ibridi con granelle a frattura semi-vitrea.

Semina

 

Attuare una semina primaverile tempestiva con investimenti contenuti in caso di probabili stress idrici. Applicare concime fosfo-potassico localizzato. In caso di probabili attacchi da ferretto e diabrotica (se in monosuccessione) impiegare geodisinfestanti alla semina.

Insediamento

(3-6 foglie)

 

Curare un adeguato diserbo. Intervenire tempestivamente con le concimazioni azotate in copertura e procedere con una sarchiatura/rincalzatura.

Pre levata

(7-10 foglie)

 

Completare la concimazione azotata in copertura evitando apporti eccessivi. Possibile distribuzione del fungicida per la difesa della foglia.

Fioritura

 

Evitare stress idrici fornendo apporti idrici adeguati. Possibile distribuzione del fungicida per la difesa della foglia. Terminata la fioritura si apre la finestra utile per il trattamento insetticida contro la piralide. L’aggiunta di fungicida specifico per il controllo della fusariosi della spiga può incrementare l’efficacia del trattamento.

Maturazione lattea e cerosa

 

Per le fioriture precoci alla maturazione lattea si chiude la finestra utile per il trattamento insetticida contro la piralide. Evitare stress idrici fornendo apporti idrici adeguati.

Maturazione

 

In ambienti soggetti a ricorrenti contaminazioni da fumonisine la raccolta deve essere effettuata con umidità della granella non inferiore al 22-24%.

Nel caso di maturazioni tardive e condizioni di frequenti precipitazioni effettuare tempestivamente la raccolta anche con umidità della granella prossime al 30%.

 

Un’interessante via esplorata durante la ricerca è quella dell’impiego di organismi bio-competitori, in genere fungi o batteri non patogeni e tossigeni, in grado di esercitare un’azione antagonista nei confronti delle muffe più frequenti. Alla coltura è stato applicato il fungo Trichoderma harzianum in forma granulare nel solco di semina o in concia alla semente oppure un secondo fungo, Acremonium spp. alla fioritura. Il primo bio-competitore si è dimostrato efficace ma solo nelle condizioni in cui si creano delle condizioni favorevoli alla sua crescita e questo è avvenuto in poche circostanze; viceversa Acremonium ha comportato una riduzione della contaminazione da DON, ma anche per questo agente ciò è avvenuto in modo incostante.

Infine, sempre nell’ambito dell’impiego di bio-competitori recenti ricerche promettono interessanti sviluppi sul controllo delle muffe tossigene di aspergillo, produttrici delle aflatossine, grazie alla diffusione nella coltura di ceppi della stessa specie ma atossici, ovvero con una modesta o nulla capacità di sintetizzare queste tossine. In USA da diversi anni sono commercializzati prodotti che distribuiti nella coltura del mais, tra l’inizio della levata (stadio 8-10 foglie) fino all’emissione del pennacchio, permettono di diffondere nell’ambiente colturale dei ceppi antagonisti di quelli tossigeni riducendone così lo sviluppo e, in definitiva, l’accumulo di aflatossine. I risultati fino ad ora ottenuti sia negli USA sia in Italia, impiegando ceppi atossici locali e individuati dal gruppo di ricerca della Università Cattolica di Piacenza, indicano una notevole possibilità di ridurre la frequenza di elevate contaminazioni.

 Foto: Pixabay

Amedeo Reyneri – professore ordinario Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – Università degli Studi di Torino