A ospitarli in casa è il 41% dei nuclei familiari, vale a dire quattro famiglie su dieci, per un totale di 10 milioni di famiglie. “Fido” e “Micio” sono i preferiti dagli italiani: quasi la metà di chi possiede un animale (48%), infatti, ospita in casa un cane, mentre in un terzo dei casi (33%) il “convivente” è un gatto. I pesci o le tartarughe sono indicati nel 4,8% e nel 4,7% dei casi, mentre gli uccelli vengono ospitati dal 4,1% delle famiglie, i conigli dal 2,1%, i criceti dal’1,6% e i rettili dallo 0,8%. Allargare la famiglia con un pet è una tendenza riscontrata soprattutto nelle regioni del Nord-Ovest (44,5%) e del Centro (44,4%). Più di 8 persone su 10 spendono 50 euro al mese per acquistare cibo appositamente formulato, mentre per quanto riguarda la “toelettatura” più di 6 proprietari su 10 preferiscono risparmiare, dedicandosi al “fai da te”. E’ questo il «quadro» della presenza degli animali da compagnia in Italia: a disegnarlo è l’Eurispes con il Rapporto Italia 2011 «Pet live: animali domestici e dintorni».
Pelo, colore e forma non importano, e neanche la provenienza geografica. E quattro zampe valgono come due ali o come un paio di pinne: ad accomunare i proprietari di cuccioli di ogni specie è l’amore che nutrono per loro. Molto spesso chi decide di prendere in casa un cucciolo finisce per considerarlo parte integrante della propria esistenza: questo accade soprattutto quando l’animale costituisce una vera e propria compagnia (nel 41,7% dei casi). In un caso su tre (31,3%), poi, il rapporto con il pet viene considerato un legame simile a un’amicizia della quale non si riesce più fare a meno. Più limitata è la tendenza a decidere di avere un animale esclusivamente per difendere i propri confini domestici (5,3%), e solo per lo 0,9% degli intervistati il proprio fidato amico rappresenta solo un essere vivente che ha il compito di obbedire al proprio padrone.
Attualmente, in Italia, si contano in tutto 6,5 milioni di cani e 8 milioni e mezzo di gatti di cui, rispettivamente, mezzo milione e 2,5 milioni di randagi (dati Eurispes 2006). Quanto agli altri pet “casalinghi”, la stima è di mezzo milione di roditori, 30 milioni tra pesci e volatili e 1 milione e mezzo tra tartarughe e altri animali (dati Eurispes-Ministero della Salute 2003).
Il pet-food - Mangime, crocchette e scatolette: la maggior parte dei padroni mette mano al portafogli per acquistare cibo appositamente formulato per i propri amici, ma lo fa - perlopiù - in modo misurato: nell’85,5% dei casi, infatti, non viene superato il margine di 50 euro al mese (30 euro al mese nel 53,3% dei casi e tra 30 e 50 euro nel 32,%). L’11,3% arriva invece a spendere fino a 100 euro e non manca, comunque, anche chi tende a superare questa cifra: il 2,2% spende da 101 a 200 euro, lo 0,3% da 201 a 300 euro, e lo 0,6% arriva a impegnare, ogni mese, più di 300 euro. In particolare per cani e gatti, gli amici «preferiti» dagli italiani, «esistono oggi in commercio formulazioni di ogni tipo – spiega Marco Melosi, presidente dell’Anmvi, l’Associazione nazionale medici veterinari -. È possibile scegliere tra umido, secco e semi umido. Importante è che siano equilibrate e scelte secondo specie, taglia, età, tipologia di vita e stato di salute. Anche l’alimentazione casalinga va bene, purché sia ugualmente formulata su misura. Il medico veterinario di fiducia potrà consigliare al meglio». Alimentare in modo corretto un pet significa rispettare l’animale e farlo crescere al meglio, permettendogli di sviluppare al massimo le proprie qualità fisiche e psichiche. «L’alimentazione è alla base del corretto sviluppo fisico e comportamentale del pet – continua Silvia Macelloni, medico veterinario dell’Anmvi -. Carenze, eccessi ed errori alimentari possono minare la salute dei nostri amici predisponendoli a contrarre patologie. In particolare, un errato bilanciamento calcio-fosforo può causare problemi articolari nei cuccioli in accrescimento. Un eccesso di proteine (ad esempio dare cibo per gatti al cane) può predisporre a problemi renali, e somministrare dolci può facilitare la comparsa del diabete».
Il fai-da-te per la pulizia dell’animale - Un profilo a due facce, quello dei proprietari di cani e gatti, per quanto riguarda la pulizia e la toelettatura dei piccoli compagni di vita: mentre infatti il 65,8% ha preferito, nel corso del 2011, affidarsi al «fai da te», una buona percentuale (34,2%) continua, al contrario, a spendere fino a 50 euro all’anno (il 20,7%), mentre l’8,2% spende tra 51 e 100 euro. Cani e gatti che possono permettersi la “messa in piega” più volte all’anno costano ai padroni tra i 101 e i 150 euro (2,8%), fino ad arrivare a una spesa che supera i 150 euro nell’arco di 12 mesi (1,6%).
Fido e Micio ‘glamour’ - I prodotti presenti sul mercato per viziare i propri cuccioli hanno raggiunto un livello notevole di offerta: e così, soprattutto per cani e gatti, si trovano vestitini all’ultima moda, cappottini per l’inverno, collari di strass, cuccette personalizzate e lettini imbottiti per affrontare i lunghi inverni, anche se dentro casa. Ma anche per tartarughe, criceti e pesci i gadget da poter applicare su acquari e gabbiette sono davvero tanti, per tutte le tasche. Anche in questo caso, però, nel corso del 2011 la maggior parte dei proprietari italiani ha scelto la via del risparmio, affermando di non spendere nulla in “optional” per i propri piccoli amici nel 64,9% dei casi. Un padrone su 3 (35,2%) considera invece fondamentale viziare il cucciolo: e così in parecchi si concedono qualche «strappo alla parsimonia» senza però superare i 50 euro all’anno (27%), pochi altri si spingono fino a 100 euro (poco più del 4%) e a 150 euro (1,9%), e un altro 2% circa spende in articoli «glamour» più di 150 euro all’anno.
Il veterinario - La spesa per la salute. Su questo aspetto di fondamentale importanza per la salute dei piccoli ospiti di casa, però, gli italiani sembrano non prestare la dovuta attenzione. Dal rapporto emerge che la spesa media annua per il veterinario e gli eventuali farmaci necessari alla cura dell’animale non superano infatti, nella maggior parte dei casi (91,5%), i 200,00 euro all’anno. Tra questi, particolarmente elevata è la percentuale di quanti spendono meno di 100 euro l’anno (65,2%), mentre poco più del 26% investe tra i 101 e i 200 euro. «Il rapporto con il veterinario è fondamentale: lo specialista può infatti seguire la crescita psico-fisica dell’animale e consigliare al meglio in ogni occasione – conclude il presidente Anmvi -. La prevenzione è l’obiettivo principe di noi veterinari: prevenzione delle malattie degli animali e di quelle trasmissibili da questi all’uomo (zoonosi). Ma non solo. Ci si può rivolgere al veterinario anche per essere consigliati al meglio su quale animale scegliere, dove e quando prenderlo, come educarlo e gestirlo in modo appropriato».
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