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“L’agroalimentare tornerà protagonista. A breve una legge per lo sviluppo” Intervista al ministro Catania

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Signor Ministro, sulla base della Sua lunga esperienza del mondo dell’agricoltura e del Dicastero che oggi guida, come valuta lo stato di salute dell’agricoltura italiana e quali strategie considera prioritarie per aiutarne lo sviluppo?

L’agricoltura italiana rappresenta un patrimonio inestimabile e un settore strategico sotto molteplici punti di vista, non solo da quello economico, ma anche culturale e ambientale. Dobbiamo perciò ribaltare la percezione che parte dell’opinione pubblica e delle classi dirigenti purtroppo ancora hanno dell’agricoltura come settore residuale e legato all’assistenzialismo, restituendole invece un ruolo da protagonista. Soprattutto se pensiamo che il sistema agroalimentare italiano nel suo complesso vale circa 250 miliardi di euro. Allo stesso tempo è necessario tenere presente lo stato di forte sofferenza che il settore e le filiere vivono da alcuni anni, al quale si sono aggiunti i pesanti effetti della grave crisi economico-finanziaria internazionale. Alla luce di questa situazione, per rilanciare il comparto e aumentare la competitività delle imprese agricole, il Ministero è impegnato su più fronti. A partire dai negoziati che stiamo portando avanti in Europa e in particolare quello della riforma della Politica agricola comune (Pac) e quello della Politica comune della pesca (Pcp). Per quanto riguarda i provvedimenti da adottare a livello nazionale, abbiamo fatto un importante passo in avanti con le misure introdotte nel decreto liberalizzazioni e nel decreto semplificazioni. Mi riferisco soprattutto all’articolo 62 con il quale siamo intervenuti in maniera radicale nei rapporti interni alla filiera, allo scopo di tutelare i soggetti più deboli, anche con l’obbligo di contratti scritti tra gli operatori sulla vendita dei prodotti e del termine di pagamento a 30 giorni per le merci deperibili e a 60 per le altre. Stiamo inoltre lavorando a un disegno di legge a tutto tondo sull’agricoltura e l’agroalimentare, per introdurre ulteriori norme per lo sviluppo del comparto.

Siamo entrati nella fase calda del negoziato sulla nuova Politica agricola comune, che durerà per tutto il 2012, ma sono già molti i nodi al pettine e le criticità sul tavolo. Quale è la posizione del Ministero a tutela degli agricoltori italiani?

Abbiamo espresso apertamente e fin da subito le nostre critiche sui punti più negativi della proposta di riforma della Politica agricola comune, presentata nei mesi scorsi dalla Commissione europea. Oggi siamo impegnati in un dialogo serrato e continuo con tutti i soggetti interessati, a partire dalla stessa Commissione, anche sulle questioni che si profilano più controverse. Sappiamo che il negoziato che stiamo affrontando si presenta oggettivamente molto difficile per il nostro Paese, ma dobbiamo continuare con determinazione e coerenza nel percorso intrapreso finora per tutelare i nostri agricoltori. Ovviamente mi riferisco anche all’adozione preponderante del criterio della superficie per la distribuzione degli aiuti agli Stati membri, che va a scapito dell’Italia che produce un altissimo valore aggiunto. Abbiamo ottenuto di attutire l’impatto dei tagli che saranno del 5-6% solo nel 2020, ma stiamo lavorando per fare di più. Anche per quanto riguarda il greening sono stati raggiunti alcuni risultati, come l’esclusione del riso dalla diversificazione e la totale esclusione delle coltivazioni biologiche. Ora intendiamo proseguire nel negoziato per modificare ancora gli aspetti più critici per le nostre aziende, soprattutto quelle specializzate.

 

Alla crisi economica e al forte incremento dei prezzi delle materie prime, si è aggiunta in questi ultimi anni la concorrenza di produzioni non alimentari come le biomasse per i biocombustibili. Come si possono prevenire i rischi di questo fenomeno in grado di snaturare la funzione primaria dell’attività agricola, l’approvvigionamento alimentare?

Per evitare l’ulteriore diminuzione dei terreni destinati alla coltivazione, abbiamo introdotto nel decreto liberalizzazioni anche delle misure per imporre un’inversione di rotta sul fotovoltaico, eliminando gli incentivi per la collocazione dei pannelli su terreni agricoli. Sul fronte del biogas e delle biomasse, insieme al Ministero dello Sviluppo economico e al Ministero dell’Ambiente, stiamo definendo la nuova griglia delle tariffe incentivanti in attuazione del D.lgs. 28/2011. Anche in questo caso l’obiettivo, già condiviso con le organizzazioni delle imprese agricole, è frenare la sottrazione di terreni utili alle colture tradizionali ed allo stesso tempo incrementare la valorizzazione agroenergetica dei sottoprodotti dell’agricoltura e delle filiere agroalimentari. In una prospettiva più generale, ritengo fondamentale che le attività agricole rimangano prevalenti sul territorio e per farlo dobbiamo puntare sul miglioramento della competitività delle nostre imprese. A questo proposito non possiamo sottovalutare l’entità e la complessità delle ricadute negative dell’abbandono delle zone rurali, anche dal punto di vista ambientale, come dimostrano purtroppo le alluvioni dei mesi scorsi che costituiscono l’ennesima riprova del ruolo insostituibile di protezione che l’agricoltura svolge sullo stesso territorio. È opportuno riflettere anche sul fatto che in tutto il mondo è in aumento il bisogno di prodotti agroalimentari e dunque è fondamentale che il nostro Paese possa continuare a investire in questa direzione.

 

Innovazione e ricerca rappresentano un orizzonte al quale l’economia italiana può guardare con fiducia per tornare a crescere, un’opportunità in tempo di crisi. Con quali occhi il Ministro guarda all’affermazione delle biotecnologie nel settore agricolo?

Bisogna capire quale sarebbe l’impatto economico, tenendo conto anche dei problemi di coesistenza con altre colture che in Italia non sono facili. Non c’è dubbio che sia l’innovazione che la ricerca siano dei fattori importanti per lo sviluppo dell’economia del comparto. Tuttavia sappiamo che molto spesso quando parliamo di biotecnologie facciamo coincidere implicitamente il discorso con gli Organismi geneticamente modificati (OGM), su cui sono in corso annose quanto accese discussioni in merito ai possibili effetti negativi sull’ambiente e sulla salute umana ed animale, ai quali si aggiunge anche, nel caso di piante coltivate, il problema della coesistenza con gli altri sistemi produttivi tradizionali. Bisogna capire quale sarebbe l’impatto economico, tenendo conto anche dei problemi di coesistenza con altre colture che in Italia non sono facili. Ad ogni modo, è il caso di ricordare che proprio in questi giorni è ripreso il confronto a livello comunitario sulle modifiche da apportare alla normativa che regolamenta la coltivazione e la coesistenza degli OGM e ci attendiamo una maggiore flessibilità per gli Stati membri.

 

Cosimo Colasanto