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Agroalimentare: Ogm, Elena Cattaneo a Mangimi&Alimenti “Sbagliato stop alla ricerca”

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“Da tempo sto studiando l’argomento per capire come stanno le cose sugli Ogm e del perché vengono avversati in Italia con tanta forza. In tutta Europa solo da noi vengono vietate le sperimentazioni in campo aperto. Solo da noi la ricerca sugli Ogm è vietata. Non li si può nemmeno studiare. Vorrei capire perché?”. È uno dei passaggi dell’intervista alla Senatrice Elena Cattaneo pubblicata su Mangimi&Alimenti, la rivista di Assalzoo, l’Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici. Il nuovo numero della rivista ospita, oltre ad approfondimenti scientifici sulla mangimistica e la nutrizione animale, un focus dedicato al tema degli Organismi geneticamente modificati (Ogm). Per Cattaneo, che è anche direttrice del Laboratorio di Biologia delle cellule staminali e Farmacologia delle malattie neurodegenerative del Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Milano, il confronto sulle biotecnologie dovrebbe essere riportato sui binari del rigore scientifico affidandosi solo “a ‘dati certificati’ da scienziati internazionalmente riconosciuti, senza conflitto di interesse, pubblicati su riviste di settore ad alto impatto”, prendendo le distanze dalle “tifoserie e le fantasie del ‘sentito dire’ fatte girare sui blog”.

 

Rispetto alle scelte politiche che limitano la ricerca, la scienziata italiana ribadisce: “Il principio di precauzione se applicato a qualsiasi campo dell’innovazione e della scienza ci lascerebbe senza auto, senza cellulari e senza cure mediche”. Nell’intervista Cattaneo affronta anche il tema della difesa della tipicità e delle biodiversità, di cui denuncia le contraddizioni: “Quasi tutto il parco zootecnico italiano è alimentato con mangimistica ottenuta con soia estera e questa è per l’85% geneticamente modificata”. A questo si aggiunge il tema della sicurezza delle produzioni, in particolare della contaminazione da tossine di funghi sospettati di indurre pericolose patologie nell’uomo, le cosiddette fumonisine. “I paesi che usano il mais Ogm hanno risolto il problema delle fumonisine”, ricorda Cattaneo nell’intervista.

 

Sulla biodiversità il giudizio della scienziata è fermo: “Oggi gli Ogm possono solo aiutare a recuperare, grazie alla tecnologia, parte della diversità perduta”. Ben prima della comparsa degli Ogm e delle biotecnologie, l’uomo ha selezionato migliaia di specie e varietà vegetali e animali portando alla scomparsa del 75% della diversità genetica delle piante di interesse agricolo. “Gli Ogm e l’ingegneria genetica – commenta Cattaneo – possono invece aiutarci mettendo a disposizione un’ingente riserva mondiale di germoplasma, ipoteticamente consentendo di recuperare persino le tracce della diversità genetica andata persa negli ecosistemi agrari moderni”.

 

Foto: Pixabay

Red.