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Consumo di carne rossa? Studio dimostra che va bene così

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Contrariamente a quanto sostengono diverse linee guida internazionali, il consumo di carne rossa, sia fresca che lavorata, non dovrebbe essere ridotto per la maggior parte della popolazione. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori delle università canadesi Dalhousie e McMaster che hanno pubblicato una nuova raccomandazione dopo aver revisionato diversi studi pubblicati in letteratura sull’associazione tra l’apporto di questi alimenti e i maggiori rischi per la salute. Per gli adulti con più di 18 anni – conclude la ricerca pubblicata su Annals of Internal Medicine – è possibile continuare con il consumo attuale di carne. 

“Non si tratta solamente di un altro studio su carne rossa o precessata ma di una serie di revisioni di alta qualità che sono risultate in raccomandazioni secondo noi più trasparenti, robuste e affidabili”, sottolinea il ricercatore Bradley Johnston.  

Le indicazioni emerse dalla ricerca vanno dunque in una direzione opposta alle raccomandazioni diffuse dalle principali organizzazioni scientifiche in giro per il mondo. Ad esempio le Dietary Guidelines for Americans valide per il periodo 2015-2020 suggeriscono di limitare l’apporto di carne rossa, inclusa quella processata, a circa una porzione a settimana; le linee guida inglesi sono sulla stessa lunghezza d’onda, con un limite dell’apporto sia di carne fresca che processata a 70 grammi al giorno mentre il World Cancer Research Fund/American Institute for Cancer Research raccomanda apporti moderati e ancora più ridotti la quantità, rispettivamente, di carne rossa e processata.  

Per i ricercatori, però, queste raccomandazioni poggiano su una base instabile: sono basate soprattutto su studi osservazionali, che pertanto non hanno fornito un forte nesso causale tra consumo di carne e rischi per la salute, e non hanno preso in considerazione le preferenze e i valori che guidano i comportamenti e le scelte alimentari dei consumatori. Pertanto il team di ricerca si è rivolto proprio a questi aspetti.

Rivisti studi relativi a oltre un milione di individui

Sono state condotte così quattro revisioni di studi scientifici di diverso tipo, sia osservazionali che randomizzati controllati, sull’impatto del consumo di carne rossa e processata sulla salute cardiometabolica e sul rischio oncologico. La soglia scelta dai ricercatori per la riduzione del consumo di carne alla quale associare i potenziali benefici per la salute è stata di tre porzioni: ad esempio un taglio da sette a quattro o da quattro a tre porzioni a settimana, in base al consumo medio di carne, compreso tra due e quattro, in America del Nord ed Europa occidentale. 

In una revisione di dodici studi condotti su 54 mila persone non è emersa alcuna associazione rilevante o statisticamente significativa tra il consumo di carne rossa e il rischio di malattia cardiaca, tumore o diabete. Tre revisioni sistematiche di studi di coorte condotti su milioni di persone hanno indicato una contenuta riduzione del rischio tra chi aveva diminuito di tre porzioni l’apporto settimanale di carne rossa o processata, ma la correlazione non era molto solida. L’ultima revisione ha concluso invece che molte persone mangiavano carne perché la consideravano un prodotto salutare, per il suo gusto e perché difficilmente avrebbero rinunciato a cambiare abitudini alimantari. 

Il gruppo di esperti che ha valutato tutti gli studi ha poi redatto una raccomandazione che indica agli over 18 di non ridurre il consumo di carne rossa. Secondo gli esperti, per la maggior parte degli individui, gli effetti desiderabili associati alla riduzione del consumo di carne, ovvero un potenziale calo del rischio di esiti negativi per la salute cardiovascolare e per il cancro, probabilmente non giustificherebbero un cambio di regime alimentare. Di fronte a una modesta e incerta riduzione del rischio cardiovascolare e oncologico, comunque sceglierebbero di continuare a mangiare carne. I ricercatori sottolineano infine di non aver considerato ragioni etiche che potrebbero giustificare l’adesione a regimi alimentari diversi.

 

Foto: Pixabay

redazione