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Mais, nuova tecnica aumenta resa e resistenza alla siccità

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Individuata una tecnica capace di aumentare la resa del mais anche in presenza di siccità. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Plant Physiology dagli scienziati coordinati da Matthew J. Paul, della Rothamsted Research di Harpenden (Regno Unito), secondo cui questa strategia potrebbe essere impiegata anche per accrescere il rendimento di altre colture, come grano e riso.

Tre anni fa, i ricercatori avevano dimostrato di poter aumentare la produttività del mais introducendo nella pianta un gene del riso, che regola l’accumulo del saccarosio nei chicchi. Il gene sarebbe, infatti, in grado d’influire sulle prestazioni di una sostanza chimica naturale presente nel mais, il trealosio 6-fosfato (T6P), che influenza la distribuzione del saccarosio nella pianta. In questo studio, gli specialisti hanno cercato di capire i meccanismi che sono alla base di questo processo. “Ora sappiamo molto di più su come viene ottenuto questo effetto sul rendimento”, afferma il dottor Paul.

Gli scienziati hanno infatti scoperto che l’introduzione del gene del riso abbassa i livelli di T6P nel floema -una componente essenziale del sistema di trasporto delle sostanze elaborate -, permettendo a una quantità maggiore di saccarosio di raggiungere i chicchi in via di sviluppo e aumentando, in modo fortuito, i tassi di fotosintesi, che determinano un ulteriore produzione di saccarosio. Gli studiosi hanno anche deciso d’indirizzare il floema all’interno delle strutture riproduttive della pianta, in modo da rendere la coltura più resistente alla siccità. “Queste strutture sono particolarmente sensibili alla siccità, che potrebbe uccidere i chicchi femminili – spiega Paul -. Mantenere il saccarosio all’interno di queste strutture ne impedisce la perdita”.

Secondo gli esperti, questa tecnica potrebbe essere impiegata efficacemente anche su altre colture, in modo da aumentarne la resa e renderle più resistenti alla carenza d’acqua. “Questo studio è il primo nel suo genere a dimostrare che la tecnologia opera efficacemente sia sul campo, sia in laboratorio– conclude Matthew Paul -. Pensiamo che questa scoperta potrebbe essere applicata anche ad altri cereali, come grano e riso”.

 

Foto: Pixabay

redazione