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Allerta Diossina, attivato il sistema di tracciabilità. Assalzoo: “I livelli registrati rispettano i limiti di legge”

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“I mangimi composti prodotti e commercializzati dai nostri associati rispettano i limiti imposti di legge e tutelano la sicurezza alimentare del consumatore”. Lo conferma Assalzoo, l’Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici che in una nota mette in evidenza come dopo le segnalazioni relativa alla presenza di diossina in una partita di mais proveniente dall’Ucraina il settore mangimistico ha offerto la piena collaborazione in risposta all’attivazione dell’allerta e “ha prontamente fornito alle Autorità competenti tutta la collaborazione necessaria ad individuare gli allevamenti a cui sono stati forniti lotti di mangime contenente il mais in oggetto”.

 

L’Associazione conferma che il mais ed i mangimi prodotti con una percentuale di suddetto mais superiore al 32% (soglia di intervento individuata dal Ministero della Salute) ed ancora in fase di commercializzazione sono stati posti sotto sequestro in via cautelativa, in attesa degli ulteriori accertamenti in corso. Assalzoo comunica che i risultati delle analisi effettuate in autocontrollo dai propri Associati, presso laboratori accreditati per la determinazione della diossina, hanno dato tutte esito favorevole e sono sotto il limite legale.

 

Inoltre le analisi effettuate, nel 2013 e 2014, nell’ambito del sistema di autocontrollo aziendale a livello nazionale su partite di mais proveniente dall’Ucraina evidenziano una livello di diossina compreso tra lo 0,13 e 0,16 ng OMS PCDD/F-TEQ/Kg, ossia molto al di sotto del limite legale di 0,75. Detti risultati sono in linea anche con quelli raccolti a livello europeo dalla task force “diossina” costituita nel 2011 in seno a FEFAC (Federazione Europea dei Produttori di Alimenti Composti). Assalzoo conferma che, per quanto a propria conoscenza, le analisi effettuate sino ad ora sui prodotti di origine animale hanno dato esito favorevole, ossia risultano sotto i limiti previsti per gli alimenti ad uso umano. Sulla base di tali risultati le Autorità hanno provveduto allo sblocco di tali allevamenti.

 

Da tempo l’associazione richiede a tutela della zootecnia ed in genere del “Sistema Italia” che i controlli sulle materie prime di importazione vengano effettuati prima della nazionalizzazione e, comunque, prima della commercializzazione. In questo contesto una demonizzazione a priori dei prodotti di importazione è una polemica quanto mai fuorviante: va considerato che il sistema agroalimentare nazionale è costretto ad importare oltre il 52% di materie prime di origine vegetale in quanto la produzione nazionale non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno interno. In particolare per il mais nel 2013 è stato importato il 37,5% del nostro fabbisogno. Inutile ricordare che il mais rappresentava la cultura principe dell’agricoltura italiana per la quale nel 2005 eravamo autosufficienti, ma che da diversi anni vede un saldo negativo, con una produzione in continuo calo a causa della diminuzione delle rese ad ettaro, della rinuncia all’innovazione, della riduzione della superficie seminata, della competizione per uso energetico e della qualità igienico-sanitaria.

 

 

Foto: © salajean – Fotolia.com

Redazione