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“Funziona la rete dei controlli interni. Lavoriamo a una diga contro le sofisticazioni dall’estero”

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Non solo una rete di controlli interni efficiente,  500.000 ispezioni negli impianti produttivi in un anno e oltre 100.000 campionamenti di alimenti per analisi, ma soprattutto una “diga” contro le sofisticazioni alimentari, che dall’estero minacciano i valori della produzione nazionale. E per aumentare l’efficacia di queste azioni, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin annuncia a Mangimi&Alimenti due novità: l’intenzione di ospitare in Italia una Conferenza internazionale sulle frodi alimentari durante il semestre di Presidenza italiano dell’Unione Europea e il rafforzamento del coordinamento. Obiettivo: evitare che l’immagine dell’Italia e degli imprenditori sia danneggiata da “operatori senza scrupoli” che approfittano dei controlli più blandi nei Paesi terzi.


Ministro, la sicurezza alimentare è un tema centrale per la salvaguardia della salute. Come è possibile difendere la Dieta Mediterranea e la salubrità dei prodotti Made in Italy che sono sotto attacco dei falsificatori?
La sicurezza degli alimenti rappresenta una delle priorità del mio Dicastero per due motivi: è un fattore determinante nel contribuire alla salute dei cittadini italiani, ma è anche un utile strumento per la promozione dei nostri prodotti di qualità all’estero. Vorrei ricordare che l’Italia vanta il primato nel mondo di prodotti tutelati – DOP e IGP tra gli altri – e questo è possibile poiché tutti gli elementi della filiera – mangimi, allevamenti, impianti di produzione e trasformazione – sono controllati dal Servizio sanitario nazionale. La qualità delle materie prime e il controllo dei processi produttivi fanno dei prodotti italiani degli alimenti unici, ricchi di sapori e di saperi, che richiamano le nostre tradizioni e la nostra cultura. I turisti che visitano l’Italia e apprezzano i sapori della nostra cucina e la ricchezza degli alimenti che compongono la tipica dieta mediterranea – frutta e verdura, cereali integrali, pesce, olio e vino – sono da considerare come gli ambasciatori nel mondo di questo patrimonio. È facilmente intuibile che l’altra faccia della medaglia è rappresentata dal tentativo di imitazione dei nostri prodotti.  Al danno provocato dalla falsificazione dei prodotti italiani occorre rispondere su due fronti: in primo luogo reclamando la tutela legale in quei mercati in cui il cosiddetto fenomeno dell’Italian Sounding è più marcato e poi educando i consumatori dei Paesi esteri a riconoscere la differenza tra un prodotto originale e un prodotto grossolanamente contraffatto. Per dare solo un’idea del potenziale d’esportazione dei prodotti alimentari, voglio ricordare che attualmente abbiamo circa 2400 stabilimenti iscritti nelle liste che abilitano all’esportazione degli alimenti di origine animale, verso i mercati di 16 paesi extraeuropei. Le esportazioni di tali prodotti hanno contribuito a ridurre l’impatto della crisi economica sui fatturati e sui livelli occupazionali delle imprese che hanno avuto sbocchi commerciali verso Paesi terzi. A questo quadro si è aggiunta la valutazione favorevole degli Stati Uniti circa il dossier relativo alla regionalizzazione dell’Italia per la malattia vescicolare del suino. Pertanto, si sono create le condizioni per avviare anche un flusso di esportazione di salumi a breve stagionatura. Inoltre, il riconoscimento ufficiale dell’OIE all’Italia come Paese a rischio trascurabile per BSE crea i presupposti per l’avvio delle trattative per l’esportazione di prodotti a base di carne bovina verso i mercati di USA e Brasile. A questi successi sul piano sanitario si associa l’esperienza maturata nel monitoraggio del settore delle carni, anche grazie allo strumento dell’iscrizione nelle liste del Ministero della salute di questi stabilimenti, che rappresentano una garanzia per le autorità sanitarie dei Paesi con cui l’Italia intrattiene rapporti commerciali. E proprio alla luce di questa esperienza, ho voluto inserire nel Disegno di legge “Recante disposizioni in materia di sperimentazione clinica dei medicinali, di riordino delle professioni sanitarie, di tutela della salute umana, nonché di benessere animale”, la previsione dell’estensione di questo obbligo ad altre categorie di operatori che intendono esportare.  Quando avremo, finalmente, un’anagrafe sanitaria di tutte le aziende che esportano i loro prodotti potremmo, con l’aiuto delle autorità sanitarie dei Paesi importatori, monitorare meglio il fenomeno delle contraffazioni dei prodotti italiani.

 
Il tema degli scandali alimentari: cosa facciamo per difenderci e quali sono le barriere che possiamo innalzare nei confronti delle sofisticazioni alimentari? Qual è il ruolo dei Nas?
Dobbiamo fare chiarezza. Nella comunicazione corrente si abusa dei termini “scandalo” e “emergenza” e si mettono sullo stesso piano gli incidenti di sicurezza alimentare con le azioni fraudolente ai danni del consumatore. Pensiamo al caso di frode di portata europea più recente, che il nostro Paese ha subito, di sostituzione di carne bovina con carne equina in diversi prodotti composti. È proprio a seguito di questo episodio che su questo fronte è stata lanciata un’importante iniziativa europea con la creazione di un network, di cui il Ministero della salute è capofila per l’Italia. Il network è inteso ad agevolare la collaborazione amministrativa tra gli Stati membri per lo scambio di informazioni relative a violazioni intenzionali di norme attinenti la sicurezza alimentare, perpetrate allo scopo di ottenere un illecito profitto economico o finanziario. In questo contesto l’Italia parte da una posizione di vantaggio, potendo vantare l’ insostituibile risorsa del NAS. Questa attenzione al potenziamento degli strumenti di contrasto alle frodi è pienamente rappresentata nella proposta di revisione del Regolamento CE 882/2004, relativo ai controlli ufficiali. A questa iniziativa l’Italia intende dare un concreto supporto. Sono quindi lieta di annunciare che durante il semestre di Presidenza dell’Unione abbiamo l’intenzione di ospitare una Conferenza internazionale sulle frodi alimentari, in collaborazione con la DG SANCO della Commissione europea. 

 
Funziona il sistema di allerta europeo nel caso dei rischi sanitari? Qual è il livello di coordinamento con gli altri Paesi europei sul tema?

Il sistema di allerta europeo RASFF è un modello consolidato da più di trent’anni di cooperazione tra i Paesi membri per la sicurezza degli alimenti offerti ai consumatori europei. A tal proposito il RASFF fungerà, almeno fino a giugno 2014, da modello operativo e di supporto anche per lo scambio di informazioni relativo alle frodi alimentari. L’Italia gioca storicamente un ruolo molto forte, confermandosi per diversi anni di seguito come il maggior contributore per numero di notifiche. Delle 3431 notifiche totali del 2012, infatti,  517 sono state lanciate dall’Italia, segno dell’intensa attività di controllo sul territorio nazionale e alle frontiere. Infatti, i servizi delle Aziende sanitarie locali ogni anno mettono in campo qualcosa come oltre 500.000 ispezioni negli impianti produttivi e oltre 100.000 campionamenti di alimenti per analisi.  Gli alimenti zootecnici, che sono la base della filiera produttiva e un elemento chiave per la sicurezza degli alimenti di origine animale, hanno contribuito al 9,5% delle segnalazioni. Voglio leggere in positivo questi dati: le segnalazioni sono l’indicatore di un sistema di controllo capillare, che sa individuare i problemi e reagire, calibrando gli interventi in base al rischio. 

 
Importazioni di cibo dall’estero: da dove vengono i maggiori pericoli nel caso dell’importazione degli alimenti? Bisogna rafforzare i controlli sanitari alla frontiera?

Per il nostro Paese è cruciale disporre di un meccanismo che assicuri un flusso commerciale efficiente e al contempo la sicurezza delle merci ammesse all’importazione. La nostra barriera sanitaria è costituita dai Posti di ispezione frontaliera e dagli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera, a coprire tutta la gamma di alimenti, animali, mangimi e materiali a contatto. I PIF hanno esaminato nel 2012 oltre 42.000 partite di alimenti di origine animale e circa 3.700 partite di mangimi, mentre per gli USMAF le partite di alimenti di origine non animale hanno raggiunto quasi le 120.000 unità. L’attività degli uffici di frontiera già funziona secondo il criterio del controllo rafforzato per quelle combinazioni di prodotti e provenienze che si sono dimostrate problematiche nel passato, ad esempio per le aflatossine nella frutta in guscio o i residui di pesticidi in frutta fresca. Proprio la flessibilità è l’elemento che consente di indirizzare l’azione verso i problemi emergenti. Anche in tema di importazioni il rapporto del sistema RASFF ci fornisce informazioni interessanti. Cina, India e Turchia, con rispettivamente 540, 338 e 310 notifiche nel 2012, si confermano le provenienze più problematiche. Dal punto di vista numerico i respingimenti alle frontiere più consistenti li abbiamo per i materiali a contatto con alimenti dalla Cina, a causa della migrazione di formaldeide, cromo, manganese, nichel e ammine aromatiche. All’India è associato principalmente il problema delle aflatossine nei mangimi e dei residui del pesticida monocrotophos in frutta e ortaggi.

La aflatossine nella frutta secca per la Turchia.L’impegno del Ministero della salute su questo tema è forte, tant’è che abbiamo chiesto alla Commissione europea e siamo intervenuti presso il Parlamento europeo, affinché, nella proposta di nuovo regolamento sui controlli ufficiali, che andrà a sostituire il Reg. 882/2004, fossero chiare le regole e fossero ulteriormente armonizzati in tutti i Paesi europei i controlli per l’importazione di prodotti di origine non animale. Attualmente questo è il punto dolente dei controlli all’importazione. Se non si consolida un sistema armonizzato potrebbe accadere che operatori senza scrupoli decidano di introdurre sul mercato alimenti attraverso quei Paesi che, per facilitare i commerci, riducono i controlli. 

 

Cosimo Colasanto – Redazione